Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

MONARCH, Omens

Omens

Tornano i Monarch con l’ormai consolidata formula sonora a base di drone-doom e sludge, una vera e propria segreta al cui interno riecheggiano urla di disperazione e dolore, lamenti primordiali che conservano ben poco di umano nel loro fondersi con le bordate distorte degli strumenti. Poco o nulla dello spazio a disposizione viene concesso alla luce, fosse anche un tenue barlume alla fine del tunnel, quasi si volesse precludere ogni via di fuga all’ascoltatore, vittima sacrificale offerta in pasto alla claustrofobia e privata anche del minimo appiglio su cui poter far leva. Proprio questo immobilismo programmatico – col quale si negano tangibili cambi di scenario – rappresenta la sfida più coraggiosa e il limite intrinseco nella proposta dei Monarch, ormai perfetti nel ruolo di carnefici, ma anche vittime della loro stessa metodologia. Del resto, che determinati lidi sonori (drone-doom in primis) siano ormai stati sfruttati in ogni forma e siano sempre più vicini all’impasse è dato di fatto innegabile, così come innegabile risulta la scarsa possibilità di variazioni sul tema offerta ai suoi adepti. I Monarch, per ora, scartano di lato e riescono ad imporsi sulla concorrenza grazie all’inserto di atmosfere prossime al dark-ambient, come nella parte centrale di “Transylvanian Incantations”, esempio ficcante di una palpabile voglia di spingersi ancora oltre, a forzare le barriere verso l’interno anziché verso l’esterno. L’effetto è quello di una stanza dalle pareti che si chiudono su sé stesse e mutano forma, da contenitore a macchina di tortura esse stesse. A riaprire i giochi sembra intervenire la finale “Black Becomes The Sun”, con gorgheggi eterei e partiture ricche di pathos, quasi si stesse per dischiudere una nuova prospettiva, la famosa via di fuga finora negata. Peccato sia solo l’ultima beffa dell’aguzzino, un gioco ancor più perfido atto a donare un fugace sollievo prima del nuovo affondo. A suo modo – e con ben poche concessioni all’ascoltatore – un disco assolutamente affascinante e riuscito, autentico inno all’oscurità e alla sofferenza.

Tracklist

01. Blood Seeress
02. Transylvanian Incantations
03. Black Becomes The Sun