MIZMOR & HELL, Alluvion
Liam Neighbors è il solo titolare del marchio Mizmor, un progetto che include in parti uguali funeral doom, sludge e black metal, e che ha conquistato l’interesse degli appassionati di questi generi con album mastodontici come Yodh e Cairn, lavori che catturavano fin dalla copertina e che suonano ancora oggi putrescenti il giusto. Una delle particolarità del suono di Liam è quella di condurre l’ascoltatore in un abisso popolato da creature demoniache e paesaggi informi terrorizzanti, grazie a composizioni che esplorano la psiche contorta di un personaggio schivo, gentile e molto profondo. E tendente alla depressione. Negli ultimi anni ha realizzato dischi altalenanti: molto buono Dialetha in compagnia di Andrew Black, eccellente Myopia coi Thou e discreto Prosaic. Avevo molta curiosità per questo Alluvion in compagnia di Hell, altro allegrone, oltre che amico di vecchia data di Mizmor. Dovete sapere che Liam, il già citato Andrew Black e Matthew Williams (Hell, MSW) suonavano assieme fin da ragazzini nella band Sorceress, trio heavy rock stoner che non lasciava presagire nulla del futuro di chiunque di loro. Hell è forse il più estremo dei tre caballeros: i suoi dischi dalle copertine nere/rosse non hanno nome e contengono musica senza compromessi. Qualche anno fa, a nome MSW, pubblicò uno degli album più deprimenti di tutti i tempi: Obliviosus. Andrew Black è quello più ambient bucolico, sempre attivo quando si tratta di sperimentare e provare nuove strade. Liam, invece, è quello più soggetto a sbalzi di umore tra il triste e il tristissimo (tranne all’Amplifest, dove ha passato tre giorni a ridere e bere con tutti: ma chi c’è stato sa che quel posto è il paradiso dei presi male) e ha evidentemente bisogno di un amico che gli stia vicino.
Che dire di Alluvion? Se conoscete a menadito la saga dei tre personaggi di cui vi ho parlato, probabilmente lo adorerete perché “è quella roba lì”, né più né meno: tristezza a palate, lunghi brani e qualche piccola digressione pseudoacustica. Il problema, per chi è fan, è che è lungo come un mezzo brano di Mizmor: poco meno di 40 minuti, mentre ci aspettavamo almeno 3 ore e mezza. E chi non è fan? Se non lo siete perché non conoscete questi personaggi, rimediate: nella recensione ci sono già parecchi spunti di ascolto. Se, invece, conoscete Mizmor e vi sfracella le palle, non sarà questa versione “bignami” a farvi cambiare idea.
Non il capolavoro che speravo di ascoltare, ma è sempre un gran piacere.