MISERY INDEX, Rituals Of Power
La storia dei Misery Index ha sempre avuto una costante: la coerenza. Fin dal suo debutto discografico con Overthrow, ep del 2001, la band è cresciuta mantenendo un filo conduttore: è partita con sferragliate grindcore, per poi sfociare in un death metal violento e omogeneo, con dentro una buona dose di thrash metal. Ha giovato il passaggio alla Relpase Records, che ha pubblicato gli album migliori del gruppo, ricordiamo Traitors e Heirs To Thievery. Anche l’etichetta attuale, Season Of Mist, ha saputo supportare adeguatamente i Misery Index, forse troppo lontani dai grandi riflettori della scena estrema.
Con questo Rituals Of Power, il quartetto americano cementifica la sua coerenza: furioso death metal che non stanca e non annoia, brillante nelle soluzioni ritmiche e fantasioso negli arrangiamenti di chitarra, suonato da una band appassionata che crede nei propri mezzi. Una proposta forse più scorrevole rispetto a quella del precedente album The Killing Gods, grazie anche a inserti prettamente hardcore. I Misery Index sono riconoscibili tra mille altri che propongono lo stesso genere, e questo è un altro punto di forza che Rituals Of Power mette benissimo in evidenza. Non ci sono, in sostanza, sconvolgimenti di sorta, sia in negativo, sia in positivo. E questo forse è un bene. Queste nove canzoni non devono sorprendere con soluzioni che vadano fuori dai canoni, ma devono – e riescono – a rassicurare l’ascoltatore. Ne è esempio “New Salem”, un pezzo che potrebbe diventare un classico della band e che racchiude tutto il mondo della band di Jason Netherton, costruito su solidissime basi quali intransigenza e totale devozione per un genere musicale duro a morire fino a che usciranno dischi come Rituals Of Power.