MISE EN ABYME, Crimini D’Odio [+ full album stream]
Sodalizio che non deve stupire più di tanto, data la vicinanza sia artistica, sia geografica tra Cristian Naldi (FulKanelli, Ronin) e Giovanni Lami (Lemures, Terrapin), romagnoli entrambi. Il moniker Mise En Abyme serve loro per gestire e dare forma compiuta a tutta una serie di input (anche cinematografici e violenti) sostanziati in basi improvvisative, contenenti destrutturazione e rumorismo puro, si ascolti il blues accigliato – quella chitarra acustica maltrattata – di “Cinghiale”, posto in apertura: qui siamo dalle parti del Bill Orcutt solista per intenderci. Si prosegue poi lungo il medesimo solco, paludoso e all’apparenza di non facile intelligibilità, in “Baloo”, dove i loop del ravennate imperversano. È tutto il nastro, comunque, a conservare una sorta di mistica impenetrabilità, sembra quasi di stare a sentire due musicisti che comunicano tra loro da due stanze separate, ma l’intesa c’è e si sente, tanto che a un certo punto Lami pare concedere una pausa solitaria al socio, che arpeggia convinto nella delicata “Intervallo (Fratres)”. Paradigmatico di quanto vado scrivendo è l’inizio del lato B: in “Discorsi D’Odio I + II” le loro anime si fondono in una sola e il suono si inerpica verso l’alto coraggiosamente, i copiosi feedback delle chitarre di Naldi cantano e fanno lo slalom tra i break di Lami, e una voce campionata fa da collante, forse l’apice di questa nuova uscita per Yerevan Tapes. In chiusura la speculare – e a metà percorso ancora più carica di nuvoloni elettrici – “Discorsi D’Odio III”, composta quasi solo da frammenti cuciti tra loro con ago e filo; una texture inquieta che sa di prova aliena e metallica e che cerca di immaginare, riuscendoci, un post-mondo dove anche il rumore ha suo legittimo posizionamento e dignità. Per intenditori.
Intanto cominciate ad ascoltarlo per un po’ in anteprima.