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MINUS HERO, Minus Hero

MINUS HERO, Minus Hero

Nothing is more scary than an ordinary life “get up, go work, it’s time!” This routine is a monster I need a roller-coaster something that makes me feel alive

I Minus Hero vengono da Roma e celano al loro interno loschi figuri già incrociati alle prese con Nofu, Twister, Bravo, Nappies, Daire e Think About, un pedigree che aiuta ad intuire le coordinate in cui ci si muove, ma non prepara del tutto a questa crociera tra anni Novanta, mood tardo-adolescenziale e quel tocco lieve a cavallo tra punk e rock indipendente che connotarono un’intera stagione. Non c’è la vacuità di certo pop punk, né quel piglio scanzonato dell’hardcore melodico, quanto piuttosto una vena malinconica e agro-dolce che ci riporta dritti ad un momento specifico della vita, in particolare quella estate alla fine delle scuole superiori, quando la voglia di aggrapparsi ancora per qualche istante a un ciclo in chiusura determinava ogni scelta e si aveva la consapevolezza che non mancava nulla all’essere assorbiti nelle responsabilità della vita adulta. Sono solo quattro i brani di questo Evelyn ma è chiaro che i Minus Hero hanno già le idee chiare sulle traiettorie da seguire e non si perdono in inutili elucubrazioni per aggiustare il tiro, in fondo si coglie sin dal primo ascolto che qui non ci si reinventa ma si dichiara il proprio amore in modo onesto, privo di qualsiasi posa o tentativo di raccogliere facili consensi. Tutto appare al posto giusto, dalla copertina che raffigura Evelyn McHale nella celebre foto scattata dopo il suo suicidio ai piedi dell’Empire State Building (spesso definita la foto di suicidio più iconica), il formato cassetta, la voce quasi sussurrata e mai aggressiva, i testi intimisti, i brani che non possono non riportare alla mente gli Eversor e ancor più i Miles Apart, solo per restare in Italia, tanto per gli States avete già compreso quali potranno essere i riferimenti. Se quanto sopra vi ha incuriosito anche un poco, fate un salto sul Bandcamp del gruppo, perché perdereste l’occasione di un viaggio nel tempo talmente curato da rischiare di farvi perdere l’orientamento. Ora scusatemi, devo andare a fare un giro in skate con Evelyn nel Walkman.