MIND OVER MIRRORS, 7/3/2014
Udine, Circolo Arci MissKappa.
Il Circolo Arci MissKappa è un piccolo locale che si trova a mezza strada tra la stazione e Piazza Primo Maggio a Udine, non molto distante da quella mega doppia rotonda che smista il traffico verso tutte le direzioni possibili. Forse, ma non mi sono informato, è un ex negozio, dato che di fatto la gente e gli artisti che suonano sono come in vetrina. L’atmosfera è casalinga, rilassata, e il pubblico è molto vario, due signori friulani in apparenza ultracentenari compresi, che tra l’altro devono assolutamente farsi autografare il vinile di Mind Over Mirrors aka Jaime Fennelly, ai più (?) noto come harmonist dei Peesseye e negli Acid Birds.
Ho parlato di lui in occasione dell’uscita nel 2012 per la trendyssima Hands In The Dark e questa sera mi porto a casa il suo disco del 2013 per la Immune Recordings, che non a caso ha in precedenza pubblicato un paio di belle cose di Expo ’70 (le spiegazioni potrebbero finire qui). L’armonio, sommato ad altri ammennicoli elettronici, è al centro della stanza più grande del locale, coperta di tappeti. Le persone, molto attente, si siedono intorno ad esso e sul muro più libero vengono proiettate le visuals à la Rorschach che Fennelly ha portato con sé. Lui, piuttosto riservato, si toglie le scarpe, si siede sullo sgabello e comincia a pedalare, tessendo il suono continuo e ininterrotto per merito del quale il suo strumento principe è un oggetto liturgico nel culto del Drone.
In questi anni c’è stata una riscoperta di musiche che appartengono all’epoca del kraut e dei pionieri dell’elettronica, gli artisti hanno sentito il bisogno di abbandonare i laptop e sentire il suono modellarsi tra le loro mani (e i loro piedi, in questo caso). L’analogico, specie se “antico”, introvabile e scassato, diviene per loro fondamentale. Nonostante questa – in parte – “moda”, che come tutte le mode poi stufa, Fennelly dal vivo prende parecchi punti: già ai primi loop muove una levetta del cervello, staccandolo e trascinandolo alla deriva nello spazio. Riesco a separare tre lunghi movimenti in tutto il concerto, ma come logico Mind Over Mirrors non ha delle hit da riproporre, il suo compito è di lungo periodo e più precisamente quello di immergerci in un paesaggio “altro”, magari con qualche dettaglio che ci colpisca e qualche sorpresa. Non manca nulla di tutto questo. Prima di andarmene, mentre Fennelly s’allaccia le scarpe, mi metto in fila al banchetto coi due signori di cui sopra, che non trovano una penna da nessuna stramaledetta parte. Bussa i frus e saludimi le femine.