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MILANKU, Pris À La Gorge

Milanku

L’album dei Milanku, ristampato oggi in doppio vinile e uscito originariamente in cd nel 2012 per la Tokio Jupiter , conferma l’ottimo stato di salute dei quattro musicisti, autori di un postcore ricco di pulsioni screamo e di divagazioni strumentali post-rock, quasi ci i trovasse ad assistere a una collisione tra pianeti differenti di una stessa galassia. Non di rado si affaccia, questo sì inaspettato, persino il fantasma dei Cure, per un mood sottopelle che permea la scrittura di questo Pris À La Gorge, oltre a certe esplosioni di suoni e luci che fanno tanto Disintegration. L’insieme di ingredienti e approcci, connotato sin dal midollo di un esistenzialismo che traccia una linea diretta (non solo linguistica) tra il Quebec e la Francia, contribuisce alla riuscita di un album, se non originale – tanto ancora è dovuto agli Envy e non solo – per lo meno ricco di personalità e ben congegnato, in grado di innescare emozioni e di coinvolgere l’ascoltatore in un gioco di rimandi che non di rado esubera dal mero tributo a influenze più o meno palesi. I Milanku si dimostrano, insomma, nome da tenere d’occhio, in particolare per la possibilità che il futuro porti con sé una ancora più marcata commistione tra linguaggi e lo scontro tra continenti apra una via di fuga in direzione “emotiva” per un genere che sembra essersi fin troppo adagiato su soluzioni codificate come il postcore. Non tutto è ancora a fuoco, ma quando i Milanku fanno girare il motore a regime, si assiste ad uno spettacolo pirotecnico di sicura presa, una girandola in cui alti e bassi, chiari e scuri, implosioni ed esplosioni si alternano con un’energia e una passione di cui si sentiva decisamente il bisogno. Insomma, non stiamo gridando al miracolo, ma un applauso lo strappano senza troppi sforzi.