METHYLHATE, L’inconveniente di Essere Nati
Si fa presto, oggi, a utilizzare il termine sludge e a tirare in ballo un immaginario fatto di paludi, trailer park e southern hostility. Di certo non basta attingere a piene mani dalla discografia dei soliti nomi più in vista (Crowbar, Eyehategod, C.O.C….), se non si ha quell’ingrediente in più, ovverosia una sana dose di cattiveria e pericolosità, che fuoriesce dalle casse e sporca il tutto con una cappa di reale disagio. Insomma, per realizzare un album che possa realmente ambire a fregiarsi del termine sludge, occorre scavare un po’ più a fondo e lontano dai riflettori, serve un’attitudine che poi è quella che ha permeato nomi anche scomodi, spesso politicamente scorretti e di certo poco inclini a conquistare i favori della stampa: Antiseen, Cocknose, Iron Monkey, Buzzov*en e compagnia bella (una volta, per alcuni di loro, si parlava di Confederacy Of Scum), perché in fondo quello che rende attraenti – seppure di una bellezza malata – certi suoni è proprio l’idea di essere ai confini di ciò che è socialmente accettato/accettabile, quasi si trattasse del set di un film horror come “The Texas Chainsaw Massacre” o “House Of 1000 Corpses”, tanto per rendere l’idea.
Tutto questo pistolotto per dire che i Methylhate il sopracitato quid in più dimostrano di averlo e si candidano a degni eredi dello spirito redneck (almeno a livello musicale) qui in Italia. Risultano credibili e scaricano sull’ascoltatore sette schegge da “Paura e delirio in Louisiana”, parafrasando il titolo di un altro celebre film.
L’utilizzo di campioni di dialoghi, che ricontestualizzano il progetto su coordinate italiane, aggiunge più credibilità al tutto e rende palese il fatto che la band non si illude di essere altrove se non nella natia Umbria, ma riesce a creare una sorta di gemellaggio che attraversa l’Oceano per dare vita a ciò che potremmo definire “spaghetti sludge”.
Visti dal vivo qualche anno fa, i Methylhate avevano lasciato già intendere le loro reali intenzioni e la loro voglia di non andare troppo per il sottile. Con L’inconveniente Di Essere Nati si confermano campioni del malessere esistenziale e lo fanno mostrando il dito medio al mondo.
La prossima volta li vogliamo, sempre che sia possibile, ancora più marci e pericolosi.