MESHELL NDEGEOCELLO, No More Water: The Gospel Of James Baldwin
All’epoca di Plantation Lullaby Meshell – “libera come un uccello” in Swahili – aveva già chiaro in mente che non sarebbe mai confluita nel mainstream che le candidature ai Grammy Awards 1993 le avevano messo di fronte. Che il suo talento fosse destinato a ben altro lo dimostra la vita di quest’artista, nata in una base Nato a Berlino nel 1968, da padre militare/sassofonista, cresciuta fra Washington e NY, ostinatamente alla ricerca di un percorso artistico originale nell’ambito della black music, avendo come stella polare Nina Simone, che avrebbe omaggiato nel 2012 dedicandole l’album Pour Une Àme Souveraine: A Dedication To Nina Simone.
Ndegeocello è compositrice, bassista di gran classe (il marchio Reverend ha concepito una serie a suo nome) e voce sopraffina, e ora con No More Water: The Gospel Of James Baldwin (Blue Note Rec.) rende omaggio nel centenario delle nascita (Harlem N.Y.2 agosto 1924 – 1° dicembre 1987) all’intellettuale black più iconico nella storia della letteratura USA, raggiungendo l’apice creativo nella sua carriera di band-leader, travalicando i confini del jazz, del funk, del soul, dello spoken-word, dell’hip hop… distendendosi con sapienza e bellezza per ottanta minuti di musica struggente, politica, furiosa, poetica e soprattutto urgente.
Ispirato al romanzo “The Fire Next Time”, scritto da Baldwin nel 1963, l’album è il frutto di un progetto commissionato nel 2016 dall’Harlem Stage NY e da Jason Moran con concerti nello storico teatro al 150 di Covent Ave. intitolati “Can I Get A Witness? The Gospel of J.B.”, che vedevano Meshell Ndegeocello alla produzione artistica, voce, basso elettrico, e un ensemble formato da Staceyann Chin, Kenita Miller Hicks, Hilton Als alle voci, Jebin Bruni pianoforte, Paul Thomson tromba, Chris Bruce chitarre e coproduzione, Abe Rounds batteria, Josh Johnson sassofoni, Jebin Bruni tastiere e chitarra, Jake Sherman organo Hammond, Julius Rodriguez (Orange Julius) percussioni e batteria.
La fase finale di “No More Water” si è infine realizzata, ampliando l’ensemble, con sedute di registrazione effettuate dal vivo nei Dreamland Recording Studios di Jerry Marotta, il risultato è un concept album da ascoltare senza interruzioni: diciassette brani, tutti bellissimi, con alcuni recitativi tratti dagli scritti di James Baldwin e della poetessa (1) Audrey Lorde (1934-1992) e per il resto songs tanto splendidamente classiche quanto contemporanee negli arrangiamenti, con al centro l’enigmatica “Trouble” e gli ultimi stratosferici venti minuti suddivisi in “Tsunami Rising”, “Another Country”, “Baldwin Manifesto II” e “Down At the Cross” ( titolo tratto dall’omonimo romanzo ). A siglare un album gloriosamente emozionante e politicamente schierato le preziose note di copertina scritte per l’occasione da Hilton Als.
Esiste oggi una triade ai vertici della musica (afro)americana: Mourning [A] BLKstar, Moor Mother e di sicuro Meshell Ndegeoncello che con No More Water firma un lavoro destinato a rimanere nel tempo.
(1) Riguardo Audrey Lorde bello il titolo del podcast CdS “Genealogie”: “Audrey Lorde: nera, lesbica, madre, poeta, guerriera, femminista” di Caterina Venturini.