MEMORIAM, The Silent Vigil

Il primo capitolo della saga Memoriam, For The Fallen, ci aveva colpito subito e aveva rappresentato un buon modo di riprendersi dallo shock seguito allo scioglimento dei Bolt Thrower. I Memoriam, in ogni caso, non sono tanto una prosecuzione di una delle band più importanti della scena death-metal mondiale, quanto una creatura che ne raccoglie l’eredità e promette di combattere per conquistarsi un posto nell’immaginario collettivo di riferimento. Del resto sono della partita anche membri dei Benediction, dunque si parla di gente che non ha dovuto faticare troppo per entrare nelle grazie di un nutrito manipolo di aficionados e cultori del genere. Il nuovo album, The Silent Vigil, si presenta al primo ascolto come una bestia totalmente differente: di sicuro è meno diretto e in qualche modo più complesso, manca poi l’atmosfera celebrativa e solenne che aveva caratterizzato il debutto, inoltre la voce di Willets comincia a mostrare il segno degli anni e in generale l’intero disco non appare troppo interessato ad affondare il colpo al primo assalto. Se si dovesse basare tutto sulla prima impressione, si rischierebbe di rimanere freddi e di bollare i Memoriam come una one hit wonder incapace di mantenere alta la tensione una volta superato l’effetto sorpresa, il che onestamente lascerebbe sconcertati visto il calibro dei musicisti coinvolti e l’attitudine dimostrata lungo una carriera tanto gloriosa quanto esemplare. In realtà, superato questo impasse, il disco racconta una storia ben diversa, quella di chi non vuole campare sulle glorie di un passato che non può tornare e cerca una propria via ben definita che si stacchi dai nomi ingombranti che si porta dietro, lasciandosi apprezzare per ciò che sta costruendo. Non si parla ovviamente di un taglio netto, visto che i quattro continuano a fare quello che sanno far meglio e non rinnegano nulla, eppure sembra chiaro che questa maggiore complessità nei brani, così come la minore botta in vista di una maggiore resistenza, dimostrino la voglia di affrancarsi dall’immagine di “tributo” per offrire un menù riletto e ri-arrangiato alla luce delle potenzialità e degli umori attuali. Così accade che sulla lunga distanza The Silent Vigil convinca e si lasci apprezzare proprio per il suo essere differente, oltre a rivelare alcuni colpi che non meritano di essere snobbati per pigrizia o voglia di passare al prossimo ascolto. Verrebbe voglia di parlare di un lavoro interlocutorio, che non vuole dare risposte quanto indicare una strada possibile per il futuro, un passo coraggioso per gettare nuove fondamenta.
Il consiglio nell’immediato è di lasciar crescere The Silent Vigil e concedergli un po’ di tempo, perché una volta metabolizzato si potrebbe scoprire di apprezzarlo più di quanto si credeva possibile, trovandosi magari a canticchiare sovrappensiero brani come “The New Dark Ages” o “Weaponised Fear”.

Tracklist

01. Soulless Parasite
02. Nothing Remains
03. From The Flames
04. The Silent Vigil
05. Bleed The Same
06. As Bridges Burn
07. The New Dark Ages
08. No Known Grave
09. Weaponised Fear