MELVINS, Tres Cabrones
Niente di nuovo sotto il sole per l’immarcescibile band capitanata da King Buzzo e Dale Crover. Quest’ultimo per l’occasione torna al basso, visto che dietro le pelli siede Mike Dillard, batterista della prima ora nella band di Montesano. L’unica novità, insomma, è questo ritorno alle origini, che serve più che altro a fare anche un riepilogo storico del gruppo ─ infatti molti dei pezzi sono ripresi da vecchie pubblicazioni ─ e in sostanza ad affermarne ancora una volta lo status di culto sul versante più heavy di certo rock statunitense. L’ottica è sempre il lavorare ai fianchi quella materia, partendo da schemi semplici e figli degli anni Settanta tanto cari ai Melvins (l’incedere saltellante e piuttosto ironico di “Dogs And Cattle Prods”, che nel finale diventa acustica) per fermarsi giusto un pelo prima di risultare troppo ripetitivi (“American Cow”). Non mancano i momenti di sano sberleffo (“You’re In The Army Now”) breve e divertente marcetta che è più un intermezzo che un pezzo vero e proprio. A conti fatti non rimane poi molto di un disco che è divertente e poco più. Di certo è figlio, lo ripetiamo, di un programmatico ritorno sul cosiddetto “luogo del delitto”, nello specifico la song tosta e funambolica per eccellenza, con chitarra tritatutto e batteria spacca-ossa (la loro specialità). Ecco, Tres Cabrones si muove più o meno su questo consolidato canovaccio, e forse ci deve bastare. Per i Melvins è arrivato il momento di essere più diretti e meno cervellotici (o più semplici, fate voi…). Per me invece è giunta l’ora di riascoltare con piacere immenso le note immortali di Ozma, Lysol, Bullhead e Honky. Vogliamo sempre bene a questi “bastardi”, sia chiaro…
Tracklist
01. Dr. Mule
02. City Dump
03. American Cow
04. Tie My Pecker To A Tree
05. Dogs And Cattle Prods
06. Psychodelic Haze
07. 99 Bottles Of Beer
08. I Told You I Was Crazy
09. Stump Farmer
10. You’re In The Army Now
11. Walter’s Lips
12. Stick ‘Em Up Bitch