Meakusma Festival, 29/8-1/9/2024
Eupen (Belgio), varie location.
130 artisti per 4 giorni di concerti, performing art, dj set, un campanile sonante/Tower of Sound h24, un grande camping attrezzato: questa sommariamente la fotografia dell’ultima edizione del Meakusma Festival, tenutosi dal 29 agosto al 1° settembre in vari luoghi del villaggio belga di Eupen, giusto a una manciata di chilometri dalla germanica Cattedrale di Aquisgrana, dove riposano le reliquie di Carlo Magno.
Un Festival per una comunità di musicisti e appassionati provenienti da tutta Europa che si incontra sempre più numerosa, con immediato spirito di condivisione e conoscenza reso possibile e naturale dall’intimità del tessuto cittadino e delle numerose location che hanno come centro nevralgico il complesso dell’Alter Schlachthof, mattatoio ottocentesco d’epoca prussiana restaurato con sei sale-concerto più una dancehall all’aperto dove alternare musicisti del calibro di Rashad Becker, Kamilya Jubran & Werner Hasler, Lamin Fofana, Markus Schmickler, Honour, Upsammy, Killing Popes, Lord Tusk, LABOUR, Trevor Mathison, Alexander Hawkins, Angelika Niescler, Portable pres.african ambient, Michael J Blood, John T Gast, Lutto Lento, Tom Boogizm, il virtuoso di “aulas” Lukas De Clerck, Mariachiara Troianiello/Katatonic Silentio, Julia Reidy… solo per citarne alcuni.
Inoltre fuori dal main stage i tanti concerti nelle chiese gotiche, nelle gallerie d’arte, nella sede della prestigiosa Accademia Musicale, i teatri, il Parco Studio Neau, ed infine gli spazi dell’Eupen Plaza, centro commerciale abbandonato e resuscitato per l’occasione. A volo d’angelo, dunque, iniziamo una nostra personale scelta dei concerti che più ci hanno convinto, come quello di Lea Bertucci nella vasta navata gotica della Cattedrale di Nikolauskirche, con lo straordinario live del quartetto d’archi Echo Collective che ha interpretato una partitura inedita della giovane e talentuosa compositrice americana, in questo caso alla regia del suono. Per contrasto trasferiamoci negli spazi devastati dell’Eupen Plaza, shopping center abbandonato da anni, per l’esaltante concerto in chiave free-punk-jazz dei nostri Virginia Genta (al sax e clarinetto) e David Vanzan (batteria ed elettronica). Accanto a loro, nell’immenso loft, in passato adibito a deposito merci, era sistemata l’installazione di Maxime Denuc & Kris Verdoc, formata da tre gruppi di organi a canne appositamente creati site-specific dal costruttore belga Tony Decap: eseguivano in loop le composizioni degli autori, più o meno ipnotiche masse armoniche dal respiro possente quanto fragile, un requiem laico per una trapassata concezione del consumismo novecentesco.
Alla Galleria “Vorn und Oben” si sono svolte due giornate di performing art in compagnia della trombonista di origini filippine Tintin Patrone e della sound artist svizzera Angela Anzi, protagoniste entrambe di coraggiose azioni con al centro il suono del corpo del performer in relazione al pubblico in un continuo movimento.
All’aperto, nei giardini Studio Neau, l’Ensemble Nist-Nah guidato da Will Guthrie ha inaugurato il festival con un set dedicato ai suoni del Sud Est asiatico, composizioni originali con nove musicisti alle prese con un complesso armamentario composto da strumenti indonesiani di ogni dimensione, forma e timbrica per un live di gran fascino fra Leopold Godowski, Steve Reich e certo un Will Guthrie decisamente inedito.
Tutto oro quel che luccica ad Eupen? No, qualche delusione ci sta in un lotto tanto ampio: il gruppo Melos Kalpa, formato da David Morris (chitarre), Jem Doulton(percussini) Agathe Max (violino) e Marta Salogni (Revox, tastiere e composizione), ha presentato nella Nikolauskirche un set dallo spirito progressive francamente pretenzioso quanto noioso e piacione nello svolgimento (ed infatti piacque!). Altrettanto deludente la prova dell’arpista ed organista irlandese Aine O’Dwyer, che nella scarna chiesa evangelista Friedenkirche ha presentato un live di organo-solo prolisso, a tratti persino imbarazzante per mancanza di idee e “senso”.
Veniamo ora al poker d’assi, agli artisti che hanno dato con le loro performance un segno indimenticabile al Meakusma 2024 e che in ordine di personalissimo gradimento sono stati i britannici Trevor Mathison e Alexander Hawkins, i lituani Merope e, da Colonia, Markus Schmickler con i belgi Z-Ensemble.
1. Nello spazio dello Speicher, dedicato alla musica più sperimentale, Trevor Mathison ha presentato nel cuore della notte From Signal To Decay: Vol 2, suo ultimo magnifico album con le caratteristiche textures funky filtrate dalle macchine digitali con cui sapientemente ha alternato spezzoni spoken word avvalendosi della tecnica del cut-up e tracce di soul contemporaneo per un concerto tanto concettuale nei presupposti compositivi quanto ballabile nello svolgimento, un set caldissimo ed intenso cui solo la severa figlia-manager ha posto termine, perché il buon Trevor (di cui presto pubblicheremo un’intervista) avrebbe continuato a suonare fino all’alba! Ricordiamo anche che Mathison è un musicista noto per il suo ruolo nel gruppo Black Audio Film Collective, un collettivo di artisti fondato nel 1982 che ha indagato temi legati alla diaspora africana, alla politica e alla cultura attraverso film e arte multimediale.
2. Un diamante di luce purissima! Potremmo così riassumere il live in solo che Alexander Hawinks (Oxford, 1981) ha tenuto nell’auditorium della Musik Akademie, un’ora di improvvisazione alternata a composizioni originali dalla sua variegata discografia. Un musicista dall’incredibile talento e comunicatività frenetica e dolcissima, una promessa mantenuta che prossimamente si potrà ascoltare da noi al Bologna Jazz Festival l’8 novembre, all’interno dell’orchestra capitanata da Mulatu Astatke.
3. Abbiamo amato i lituani Merope fin dal 2015, grazie all’album d’esordio Amaranthine, e vederli per la prima volta dal vivo è stata una esperienza intensa quanto preziosa, a conferma di una musica profondamente spirituale che, partendo dalle sonorità tradizionali della propria terra, centrate sulla voce di Indrė Jurgelevičiūtė, accompagnata dalle melodie delle sue Kankles (cetre da tavolo) approdano, trasfigurate dalle chitarre trattate e dall’organelle S di Bert Cools, a un emozionante folk ultra-moderno. In uscita prossimamente il nuovo quarto album suonato in anteprima ad Eupen.
4. Il compositore, sound artist (ex Pluranamon) Markus Schmickler ha eseguito l’inedita opera “8-channels Komposition n.1”, organica al corpus dei lavori dedicati alla computer music in parte presentati nel 2023 alla Biennale Musica di Venezia. Nella grande Hall del Mattatoio il pubblico era al centro di un sound system composto da otto monitor di nuova generazione, immersi in una tempesta sonica iper hi-fi che evocava infausti paesaggi di guerra, anche grazie all’enfasi degli ottoni dei musicisti dello Z-Ensemble posizionati sotto le casse. Schmickler è ormai è specializzato nella spazializzazione del puro suono digitale in modo da coinvolgere in esperienze acustiche estreme e inedite ascoltatori spesso estranei al contesto della ricerca sonora sperimentale e allargandone dunque meritoriamente il bacino d’ascolto in situazioni extra-accademiche come il Meakusma, e se qualcuno si chiedesse infine cosa significhi Meakusma: nulla, è giusto un aforisma sonoro.