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MCKENZIE, Zooloft

Ammetto di averci messo un po’ prima di scrivere questa recensione e non solo per un problema di tempistiche personali e arretrati da smaltire: la verità è che sentivo di non avere ancora afferrato la giusta chiave di lettura del nuovo lavoro dei McKenzie. Sia chiaro, Zooloft è un disco che non sta molto a colpire l’attenzione e entrare in mente, non ha dalla sua chissà quale difficoltà nel comunicare con l’ascoltatore o è venato da chissà quale astrusa forma stilistica per adepti di un circolo esclusivo. In realtà, gli otto brani scelti per comporre la scaletta dell’album rappresentano un solido esempio di noise-rock con testi declamati (più che cantati) in italiano e le radici affondate negli anni Novanta. In realtà, più che alla versione made in USA del noise, i McKenzie sembrano attingere alla rilettura di quel linguaggio fatta qui da noi, con quel taglio particolare che ha reso celebri un pugno di nomi proprio per la capacità di ricontestualizzare e in qualche modo rielaborare in modo peculiare le pulsioni captate oltreoceano. Da queste basi i tre partono per costruire un disco calato nell’attualità soprattutto a livello di suoni, aspetto reso evidente da una produzione che lascia volutamente ogni singolo elemento bene in evidenza all’interno del mix finale: un simile modo di agire permette ai brani di risultare leggeri, quasi minimali, seppure si tratti più che altro di un apparire, visto che a divertirsi a cercare piccoli dettagli si scopre una incredibile ricchezza di spezie usate con parsimonia per esaltare i sapori senza appesantire il tutto. Cosa mancava allora per completare il quadro d’insieme, cosa mi sfuggiva di un lavoro realizzato da una formazione a me familiare e di cui ho apprezzato le prove precedenti, pur se si muove al di fuori della mia comfort zone? La risposta sta nei testi e nel filo che lega insieme questo serraglio di animali, una metafora dietro cui si nasconde un campionario assortito di persone, quanto mai differenti tra loro eppure altrettanto presenti nella nostra vita, in modo più o meno diretto, più o meno consapevole. Ecco, sarebbe un peccato non andare a fondo proprio nelle parole che accompagnano i brani di Zooloft, perché completano e danno una chiave di lettura senza la quale si rischia di perdere gran parte del valore d’insieme, prede di una sensazione di incompletezza, con un dettaglio sfuggente che sta lì proprio al limite del campo visivo.

Tracklist

01. Zooloft
02. Varenne
03. Cavallette
04. Rosa m
05. Medusa
06. Cocorita
07. Avvoltoi
08. Murene