MAXIMILLIAN 1°, Redbrick
Il trio romano ha fatto parte della chiacchieratissima (ai tempi) compilation Borgata Boredom, che era testimonianza della cosiddetta “scena” (mai piaciuta questa parola, ma devo usarla) di Roma Est. Non sono nuovi quanto a pubblicazioni, dato che questa è la loro quarta sulla lunga distanza (l’ultima aveva un titolo piuttosto divertente: Double Anal Fantasy), più una manciata tra ep e partecipazioni a compilation, sempre in modalità tra il carbonaro e lo sberleffo artistico. Redbrick è un coacervo di suoni al calor bianco, fate conto un richiamo ai tempi dell’Amphetamine Reptile, mescolati però con la psichedelia americana più deragliata e oscura (devo citare la Subterranean Records, come nel caso della collaborazione Gate & Control Unit) e il rock folle e teatrale dei primi Gronge, e non è un caso, data la medesima provenienza geografica. Otterrete un cocktail forte e pesante da digerire: l’impossibile e contorta “Il Moralista” (compreso un sample della voce di Marcello Mastroianni), la folle corsa col cantato in falsetto della stortissima “Eliza” e la micidiale “Affare Nazino”, nella quale a un certo punto si sfiora brevemente il grind-core. Altre volte si ha la sensazione di ascoltare dei pupazzi (alieni) che si animano all’improvviso, tra i latrati del “cantante” e le spossanti azioni terroristiche di chitarra e synth, lancinanti e fuori controllo in “Novità” ad esempio, o senza apparente senso nella free “Speleologia Atomica”; per non dire della debosciata “Paradiesel”… In sostanza avete di fronte un album di serissimo rumore che sa di crollo nervoso e di passeggiata tra le macerie, una perfetta colonna sonora per un day-after stranamente colorato. I ragazzi (non) stanno bene…