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MATTEO UGGERI, Untitled Winter

MATTEO UGGERI, Untitled Winter

Il musicista lombardo ha dalla sua una spiccata propensione per la trasversalità, e non si accontenta di fare sempre tutto da solo. Numerosi i progetti ai quali ha messo mano: tra i tanti, Sparkle In Grey, Der Einzige, notevole pure Pagetos coi sodali Giannico e Mauri, senza dimenticare la stima e la collaborazione di gente che sa il fatto proprio come Andrea “Ics” Ferraris (Luminance Ratio, Airchamber3). Sterili elenchi a parte, necessari però per meglio inquadrare il terreno nel quale si muove Uggeri, questo Untitled Winter (registrato qualche anno fa) ha catturato la mia attenzione sin dal primo distratto approccio. Credetemi, anche i dischi più interessanti a volte hanno bisogno di più prove d’ascolto, invece per questo non è andata così, ho insomma avuto subito la netta sensazione di trovarmi di fronte a un oggetto sonoro tanto sfaccettato quanto impenetrabile, qualità che apprezzo in maniera particolare (va aggiunto che bisogna essere pure del mood giusto, il lavoro è “torvo” parecchio).

Ci sono lievi e fragili pianismi nella breve “Spiegel Ics Spiegel”, che ricorda chiaramente Arvo Pärt, non solo nel titolo, mentre l’apertura era per la suite ambient (sottilmente “minacciosa” a dire il vero) di “We Are The Fog”. Dicevamo della eterogeneità della proposta: il violoncello distorto di “Untitled I”, la chitarra “space” di Ferraris in “Pillow Talk Pt. II” (composizione piuttosto inquieta, questa, e con parlato in sottovoce che cattura l’attenzione), la tromba persa nell’etere di “Untitled III”, e via elencando. Voglio fermarmi qui, comunque, anche perché vi guasterei il viaggio che state per intraprendere, sempre se siete lesti, visto che il cd di Untitled Winter esce in sole cento copie cartonate per l’etichetta statunitense Scissor Tails Records, che tra le sue releases annovera la ristampa dello score di un piccolo capolavoro del cinema americano (regia di Peter Fonda) “The Hired Hand”, di Bruce Langhorne. Affrettatevi.