MASTER + DEHUMAN + WARHAMMER + SOUTHERN DRINKSTRUCTION, 11/10/2012
Roma, Traffic Club.
A un solo anno di distanza, tornano nella capitale i leggendari Master, pionieri del death metal ritenuti ancora da molti un gruppo minore solo perché molto meno popolari rispetto a quei loro conterranei che tutti conosciamo. Lo scorso aprile, infatti, c’era ben poca gente presente allo show (tenutosi sempre al Traffic), nonostante il prezzo del biglietto veramente basso (8 euro). Questa volta, però, con loroci sono – per una coincidenza delle date – anche i tedeschi Warhammer, che in questi stessi giorni intraprendono il loro tour italiano, senza essere accompagnati dal trio americano. L’aggiunta del quartetto tedesco ha attirato l’attenzione di molti fanatici dell’old school e sembra che i presenti saranno molti di più rispetto a un anno fa.
Arrivo al locale verso le nove e mezza e dopo una ventina di minuti entro dentro per assistere allo show dei Southern Drinkstruction. Unico gruppo spalla locale, suonano molto spesso da queste parti. Nonostante girino dal 2005, sono riuscito a vederli suonare per la prima volta solo quest’anno (sono seguite però altre cinque, inclusa questa), al release party del loro ultimo disco Drunk Til Death a marzo. Attirano spesso molto pubblico e infatti, sebbene siano stati messi per primi in scaletta, non sono in pochi qui ad ascoltarli. Certo, più della metà del locale è vuoto, ma al quartetto romano questo non sembra interessare granché: suona con la stessa grinta di sempre. La durata della performance è, per forza di cose, ridotta a solo mezz’ora, e per questo motivo la setlist è incentrata su pezzi tratti dall’ultima uscita.
È il turno dei tedeschi Warhammer. In teoria al loro posto ci dovevano essere i Dehuman, che a causa di un guasto al furgone arriveranno appena alle undici assieme ai Master. Per fortuna tutti gli interessati sono già dentro e il gruppo viene accolto con gran calore dai suoi fan romani. Inizialmente i suoni sono impastati, ma durante lo show – per fortuna – il fonico riesce a sistemare i volumi, rendendo giustizia alla band. Sono rimasto un po’ stupito da quest’accoglienza così positiva: da un po’ di tempo queste sonorità (nel loro caso, il copiare spudoratamente quanto fatto da Celtic Frost e Hellhammer) stanno riscuotendo molti consensi qui da noi, mentre fino a pochi anni fa nessuno sembrava esserne interessato. Personalmente, ritengo di aver visto gruppi meno noti fare concerti di gran lunga migliori del loro, ma essendo un fan sfegatato di quanto fatto da Tom Warrior & Co. non riesco a non divertirmi, e mi getto in un headbanging furioso grazie a canzoni come “Total Maniac”, “Necrophobia”, “Hell Is Open”, oltre che durante le tre cover proposte: “Poison” dei Venom, “Outbreak of Evil” dei Sodom e “The Return of Darkness And Evil” dei Bathory, messa in chiusura dopo quaranta minuti di concerto. Non so quanto avrebbero dovuto suonare inizialmente, ma – da quello che mi hanno riferito – gli organizzatori hanno chiesto loro di allungare la setlist così da permettere ai gruppi successivi di raggiungere la location senza affannarsi ulteriormente.
Tocca ai Dehuman, gruppo belga dedito ad un death metal moderno, a tratti anche abbastanza tecnico. Per la prima volta da quando giro per concerti mi ritrovo a vedere una band estera che dovrà tornare nuovamente nella mia città dopo soli cinque giorni (di spalla agli Agathocles, nella loro calata romana che oltretutto ho organizzato io). Il Traffic, però, terminato lo show dei Warhammer, si svuota di colpo e rimangono pochi presenti, abbastanza annoiati, mentre la maggior parte dei paganti si dirige fuori dal locale per bere e fumare. Non mi sento di fare nessun rimprovero, poiché per primo digerisco un po’ poco la loro proposta musicale, troppo melodica per i miei gusti.
Finalmente arrivano i Master sul palco. Per fortuna a questo giro pare esserci il doppio delle persone rispetto all’anno scorso, e il trio statunitense sembra accorgersene. È la quarta volta che assisto a un loro concerto, e come le altre tre, loro sono veramente in forma: una macchina tritatutto che non prende prigionieri né risparmia nessuno. Quest’anno sono in tour per promuovere il loro nuovo lavoro, The New Elite, dal quale estraggono diversi pezzi. Il pubblico è in delirio e sono in molti – assieme a me – a lanciarsi in stage diving forsennati, soprattutto quando partono grandi classici come “Submerged In Sin”, “Judgement Of The Will”, “Funeral Bitch” o la richiestissima “Pay To Die”. Dopo più di un’ora di show, non contenti, questi signori ci regalano anche un’inaspettata cover di “Children Of The Grave” dei Black Sabbath, che si rivelerà essere il momento più alto di tutto lo show, lasciando tutti veramente contenti e soddisfatti dall’esito della serata. Per l’ennesima volta i Master si riconfermano una certezza nel genere ed una garanzia di divertimento, anche quando vengono chiamati in eventi nei quali sono l’unico gruppo death metal della serata.