MASSIMO PUPILLO, The Black Iron Prison
Non ha molto senso elogiare ancora Massimo Pupillo, né ha scopo spiegare di nuovo come nel corso del tempo sia stato in grado di spingersi su territori più atmosferici, perché c’è già una mia intervista a lui e a Stefano Pilia che può servire da punto di partenza. Personalmente credo che gli abbiano fatto bene le tante esperienze di questi anni: ZU93 (Zu, Tibet & friends) e Laniakea (insieme al genio Daniel O’Sullivan) all’interno di un’etichetta particolarissima come House Of Mythology, Uruk (insieme a Thighpaulsandra, uno che ha suonato nei Coil e negli Spiritualized, e quello che gli ha messo a disposizione il proprio studio per registrare l’album di cui stiamo parlando) e direi anche Becoming Animal con Gordon Sharp/Cindytalk. Sono dell’idea che tutte queste collaborazioni siano legate da un filo nemmeno troppo sottile e che esista un minimo comun denominatore sonico tra loro e questo The Black Iron Prison.
The Black Iron Prison è uscito da pochissimo per Subsound: la copertina del disco ha a che vedere con l’alchimia (non è la prima volta), mentre il titolo cita la “prigione di ferro nera” di Philip K. Dick (per farla brevissima, a un certo punto della sua vita questo scrittore famosissimo ebbe un’esperienza mistica, grazie alla quale forse si convinse di vivere in una realtà fittizia insieme a tutto il resto dell’umanità), quindi questo musicista ci dice (non è la prima volta) che la musica gli ha parlato o gli è proprio stata consegnata da un altro mondo, meno illusorio di quello in cui stiamo noi. Ciascuno può pensarla come vuole: io ho un’altra testa, credo di vivere proprio nel merdosissimo pianeta che vedo ogni giorno coi miei occhi e che non ci sia nessun tipo di consolazione, ma sono felice di sospendere la mia incredulità per godermi moltissimo questo spettacolo, una musica ambient stra-lisergica, psichedelica, originale, personale. Sono davvero colpito (non è la prima volta) dalla versatilità di quest’uomo e da come anche da solo sia riuscito a organizzare un viaggio attraverso dimensioni sconosciute, senza nemmeno mezzo secondo di noia in agguato.