MARS RED SKY
Scoperti grazie alla loro partecipazione al Field Fest e apprezzati di recente in studio con i nuovi dischi Providence e Apex III (un ep e un album), abbiamo pensato fosse una buona idea approfondire la nostra conoscenza con i francesi Mars Red Sky, uno dei gruppi più nominati quando si fa riferimento all’attuale scena heavy psych europea.
Apex III ci offre un’altra massiccia dose di riff spessi e panorami psichedelici, oltre ad arricchire la vostra “palette” senza farvi perdere il vostro tratto tipico. Quali, secondo voi, le maggiori differenze e gli aspetti innovativi rispetto a Stranded In Arcadia?
Mat (batteria): I due aspetti principali sono rappresentati dal fatto che abbiamo passato un sacco di tempo sulla strada, il che ci ha permesso di conoscerci meglio. Abbiamo parlato molto e ascoltato molti tipi differenti di musica in furgone. Inoltre per questo disco abbiamo avuto quasi il doppio del tempo rispetto a quello avuto per il precedente. Di certo non ci piace realizzare due volte lo stesso album, per cui sperimentiamo sempre cose nuove. Anche la messa a punto è stata diversa, abbiamo registrato a Bordeaux in modo molto rilassato, all’interno di una casa con giardino in estate, e tutto era perfettamente sotto controllo. Non era di certo un piano di riserva.
Avete realizzato un video per “Mindreader”: che ruolo hanno le visuals nella vostra musica? Cosa ci dite del legame tra le immagini del video e il testo del brano?
Mat : Geoffrey (l’addetto alle luci e ai video nella band) ha realizzato il video. Aveva in mente questa idea stile “messa nera”, per cui ha cercato in rete molti vecchi film legati all’argomento e, alla fine, ha creato ciò che potete vedere. Ne siamo molto contenti e crediamo sia divertente.
Più in generale, esiste un concept o una storia dietro il nuovo album? Cosa mi dite del titolo: Apex III (Praise for the Burning Soul)?
Julien (voce, chitarra): Ci sono modi differenti di leggerlo. L’apice (apex) è il punto più alto in un triangolo, quindi è come se noi tre fossimo l’apice/vertice nel nostro gruppo, sia presi insieme che singolarmente. Inoltre è collegato alla canzone “Apex III”, una fuga dalla realtà – in fondo, la musica è sempre stato un modo piacevole di farlo – ma si collega anche con il nostro percorso come band: i viaggi, il visitare nuovi luoghi….
A febbraio avete realizzato anche un nuovo ep, intitolato Providence, dobbiamo considerarlo come un antipasto o qualcosa di completamente differente dall’album? Vi va di parlarne ai nostri lettori?
Mat: Volevamo che rappresentasse un assaggio come succedeva negli anni Novanta, ma volevamo anche realizzare qualcosa di più sostanzioso. Il tutto è accaduto per caso, abbiamo visto alla fine delle registrazioni che gli otto brani pronti non sarebbero entrati in un vinile. Così abbiamo deciso di lasciarne fuori uno e la scelta è caduta su “Shot In Providence”, che è la traccia più vecchia tra quelle nuove, ma rappresenta anche una buona indicazione sulla nostra attuale direzione. Piuttosto che lasciarla come B side, abbiamo deciso di realizzare un ep, mettendola sul lato A. Questo ci ha permesso di utilizzare due tracce sperimentali, così da rendere l’uscita ancor più speciale. Ne siamo davvero soddisfatti.
Sono sempre stato colpito dalle vostre vocals, sembra che riescano a portare i Mars Red Sky al di fuori dei soliti standard e di aggiungere un tocco unico al risultato finale. Come descrivereste la vostra proposta e quali aspetti credete identifichino il vostro linguaggio?
Mat: Semplicemente Heavy Rock Psychedelic, per essere più precisi: Simon Sabbath o Black Garfunkel.
In che modo la vostra intensa attività live vi influenza come band? Potreste immaginare i Mars Red Sky confinati in studio, senza andare in tour?
Mat: Come ho già detto prima, stare insieme, parlare e scambiarci idee sulla musica, ma anche sulla vita, sui cani e sui cavalli, crea una profonda connessione tra di noi. Così, quando siamo in studio o in sala prove a jammare, le cose arrivano velocemente al punto prefissato. A volte, non dobbiamo neanche parlarne. Quindi direi di sì, andare in tour ci nutre e diventa parte del processo creativo.
Siete stati sulla strada per due mesi interi, quali sono i ricordi che questo lungo viaggio vi ha lasciato?
Mat: L’esperienza in tour bus con Belzebong e Stoned Jesus è stata grandiosa e importante dal punto di vista musicale, ma anche da quello umano. Ci siamo divertiti a vivere insieme per tre settimane, gli show sono stati grandi e avere insieme tre ucraini, quattro polacchi e cinque francesi, guidati da una ragazza tedesca, rappresenta per me un’immagine meravigliosa dell’Europa.
Quando vi ho visto dal vivo al Field Fest sono rimasto impressionato dalla vostra capacità di creare un vortice sonoro in grado di guidare il pubblico in una specie di viaggio spaziale. Mi chiedo se quando vi trovate sul palco siete focalizzati unicamente su voi stessi o se percepiate il pubblico presente e interagiate con l’energia che vi trasmette.
Mat: Direi entrambe le cose. Dobbiamo concentrarci su noi stessi per raggiungere un certo livello, ma quando la gente interagisce raggiungiamo uno stadio più elevato. Non saremo mai, però, degli intrattenitori, non vedrai Julien battere le mani sopra la sua testa o fare salti mortali all’indietro al centro del palco durante un assolo. Jimmy potrà parlare con le persone e dire “ciao”, ma non salterà in aria come David Lee Roth, così, io non avrò mai la batteria che ruota a trecentosessanta gradi come i Mötley Crüe. Diciamo che facciamo le cose in modo differente, creiamo un’atmosfera e quando il pubblico entra in connessione questa si espande. Dipende dalla serata, dal luogo, dal momento, può essere favolosa o solo ok. Credo di poter dire che siamo al punto di non scendere mai sotto il livello “ok”. A volte sembra che le persone non lo percepiscano troppo, ma quando lasci il palco e parli con loro ti accorgi che lo hanno amato. È sempre differente e questo lo rende eccitante.
Sappiamo che suonerete al Reverence Valada in Portogallo a settembre. Avete già altri tour/festival programmati per la primavera/estate? Vi riusciremo a rivedere in Italia nei prossimi mesi?
Mat: Purtroppo non abbiamo nulla di già organizzato in Italia, abbiamo festival in Francia, Svizzera e Germania. La cosa più eccitante sarà, però, il tour negli USA che durerà tre settimane tra agosto e settembre. Parteciperemo ad un grande festival a Las Vegas chiamato Psycho Fest, sembra davvero una cosa importante.
Grazie mille, a voi i saluti finali.
Mat: Grazie mille a voi per l’interesse, ci vediamo sulla strada.