MARNERO, La Malora
La Malora è il terzo capitolo della Trilogia Del Fallimento, iniziata nel 2010 con Naufragio Universale e proseguita nel 2013 con Il Sopravvissuto: due album di cui abbiamo lungamente parlato e che hanno lasciato un segno profondo nei nostri ascolti personali. Per questa terza parte i Marnero hanno portato a un nuovo livello il loro percorso in cui immagini, testi e musica creano un viaggio ricco di riferimenti e rimandi tra i vari linguaggi, tanto da decidere di dar forma fisica alle parole con il libro di J.D. Raudo, uscito per Bebert Edizioni e sulle cui storie si basano i testi, come ben spiegato nelle note che ne seguono il dipanarsi. Come intuibile, resta centrale la fascinazione per immagini a tema “marinaro”, con isole, porti, taverne e vascelli alla deriva, e con il tutto che assume i tratti della metafora celata nelle pieghe di una storia dai contorni traballanti, sempre pronti a cambiare per mutare prospettiva e significato in un continuo sprofondare e acquistare consapevolezza di ciò che via via prende forma o – al contrario – la perde. Non sveliamo troppi particolari, tanto al solito è completamente a vostra disposizione da scaricare e diffondere in piena libertà, a ribadire come la voglia di condividere il tragitto sia il motore centrale dell’intero progetto. Non per questo si lascia che l’aspetto visivo e tattile in secondo piano, vista la cura e la forza immaginifica delle grafiche curate da R R, ulteriore livello di un’opera su cui probabilmente si potrebbe scrivere un trattato più che una recensione. C’è anche la musica, ovviamente, il cuore pulsante del tutto, ormai simile solo a se stessa, perché i Marnero, piacciano o meno, si riconoscono dalla prima nota, dai suoni scelti, dal modo di sviluppare i brani a seguire la trama e disegnare immagini in note, figli del sentire “post” come frullato di metal, punk, hardcore, ingoiato, digerito e risputato sull’ascoltatore in modo caotico ma mai casuale, con un forte taglio cinematografico e crescendo che si rincorrono per dar forza e accentare le immagini suggerite, in una girandola di input e cambi di umore e tensione. Al solito, i Marnero hanno coinvolto molti amici, saliti a bordo per contribuire con il proprio timbro e rendere alcuni passaggi più densi, quasi corali. Così sono molti i nomi che si avvicendano sul ponte, tra gli altri (e senza voler stabilire alcuna graduatoria di importanza: OvO, Manzan, Gregorio Luciani (SNSI), Michele Stocco (Phobonoid), ma la lista potrebbe continuare ancora parecchio. Il suono, altro punto di forza nel rendere vivo e pulsante quello che esce dai solchi, è frutto del lavoro di Bruno Germano (Vacuum Studio), Valerio Fisik (HombreLobo) e Riccardo Pasini (Studio 73), a trovare le giuste sfumature di ogni passaggio, ogni strumento che va a contribuire all’affresco tratteggiato con incredibile cura da uno dei nomi più importanti dell’attuale panorama (non solo) nazionale. Sono passati sei anni da quando i Marnero hanno debuttato con lo split che li vedeva in azione con i Si Non Sedes Is e quella che sembrava una promessa si è concretizzata nel migliore dei modi possibili a stabilire un nuovo punto di riferimento per l’intera scena, un esempio di come si possa creare un proprio universo personale con il semplice ricombinare gli ingredienti del menù, senza paura di mettersi in gioco e spingersi oltre i propri limiti. Ce ne sarebbero di cose da aggiungere, particolari su cui soffermarsi e dettagli da indicare a mo’ di spoiler, ma il biglietto per imbarcarsi è, come già sottolineato, a distanza di un clic. Il naufragio è garantito, buona Malora a tutti.