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MARE DI DIRAC, Ophite Diagram

Nuovo lavoro dei Mare Di Dirac, progetto portato avanti da Lorenzo Abattoir e Poseitrone di cui ci siamo già occupati in passato sia in solitaria che in occasione dell’interessante collaborazione con i Phurpa.

Per il nuovo Ophite Diagram al nucleo principale si sono aggiunti vari ospiti; Mauro Sambo (gong, clarinetto), Riccardo la Foresta (drummophone), Daniele De Santis (batteria preparata), Federico Dal Pozzo (cimbali, sinetesi granulare) e Alos (voce e flauto), così da offrire all’ascoltatore un lavoro tanto ricco di input differenti quanto minimale nella sua struttura portante fatta di rumori e silenzi, pulsioni ritmiche e parti dilatate, mormorii di sottofondo e improvvise increspature in cui la scena sembra animarsi improvvisamente, salvo poi richiudersi in una sorta di implosione. Gli stessi protagonisti, nel descrivere questo nuovo capitolo della loro storia, parlano di un concept basato sull’applicare i principi della fisica quantistica a field recording di rituali presi da differenti tradizioni, al cui interno le risonanze acustiche degli strumenti e gli effetti naturali dello spazio circostante sono utilizzati come fonti sonore aggiuntive e qualsiasi elemento è strutturato per creare un insolito processo di composizione. Un obbiettivo a dir poco ambizioso perseguito con un altrettanto coraggioso modus operandi, eppure se ciò che alla fine conta nel momento di fruire del risultato di tanti sforzi è la possibilità di coinvolgere l’ascoltatore e catturarne l’attenzione, non possiamo che considerare in modo positivo questo Ophite Diagram, soprattutto nel momento in cui riesce ad evocare in modo convincente proprio l’aspetto rituale da cui prende ispirazione. Del resto, soprattutto quando si parla di linguaggi dal forte impianto sperimentale e posti al di fuori dagli usuali canoni sonori, il giudizio finale non può che passare attraverso la sensibilità e la percezione del singolo. Ciò che appare in ogni caso evidente è la cura nel selezionare e utilizzare le molteplici fonti sonore oltre all’attenzione posta nell’affiancarle e lasciarle interagire, tanto da fugare ogni possibile accusa di situazionismo fine a sé stesso. Proprio come accade per altri progetti dal taglio contemporaneo e di ricerca (si pensi ad esempio agli Ehnahre o ai già citati Phurpa), i Mare Di Dirac appaiono focalizzati sui loro obbiettivi e in possesso degli strumenti necessari per portarli a compimento senza perdersi lungo il tragitto.