MAMMOTH ULTHANA, Particular Factors
Immaginate dei Phurpa che abbiano deciso di sostituire le voci con l’elettronica, avrete un’idea di quello che i Mammoth Ulthana sono pronti a offrirvi: una commistione molto ben congegnata di elementi sintetici e strumenti acustici presi in prestito, in buona parte, da tradizioni lontane. Il tutto amalgamato in maniera credibile per dar vita a una musica da viaggio oscura e dal sapore rituale.
Il duo polacco è composto da Jacek Doroszenko, che si occupa principalmente della parte elettronica, e Rafał Kołacki, addetto alla strumentazione etnica, soprattutto percussioni e strumenti a fiato ricavati da corna animali. L’idea attorno a cui ruota il mondo dei Mammoth Ulthana si rifà alla tradizione sciamanica asiatica: i due si immaginano come sacerdoti di un culto tecnologico-animistico, discendenti di un’antica tribù vissuta in totale armonia con le forze della natura, utilizzando il suono come contatto spirituale con esse. Il disco si compone di undici tracce contigue: su di una ritmica vaga, affidata a fasi alterne al drone, ai timpani o alle percussioni etniche, si dipana un campionario di gong, campane tibetane, corni (e quant’altro ancora) messo accanto a impulsi elettronici, glitch e “bordate” cinematiche. Da tutte le tracce si evince un horror vacui che porta i Mammoth Ulthana a saturare ogni possibile spazio acustico: l’album dura un’oretta abbondante, ma i due di cose da dire ne hanno e il viaggio procede senza intoppi.
Il disco è uscito lo scorso 16 aprile per Zoharum, etichetta polacca che, fra le altre cose, sta pubblicando gli ultimi lavori dei già citati Phurpa e in passato ha fatto uscire cose notevolissime: Rapoon, Z’EV ed Expo 70 fra i nomi in catalogo.