MALUM, Devil’s Creation
I finnici Malum, con Devil’s Creation, in uscita il 16 aprile 2021, sono al quarto full-length. Originari di Turku, la vecchia capitale del paese, da ormai quasi un decennio propongono un black metal esplicito e diretto tanto nelle tematiche quanto nelle sonorità: la band è infatti attiva dal 2013 e ha intervallato la pubblicazione degli album con qualche ep, alcune demo e un paio di compilation, costruendosi una reputazione decisamente positiva nell’ambiente.
Questo ultimo disco, che contiene sei brani per una durata complessiva di circa mezz’ora, vede un trionfo di riff in tremolo-picking e di blast beat, cosa decisamente poco sorprendente nel genere, ma tutto sta nell’efficacia e nella combinazione degli elementi che, per quanto noti, possono davvero creare un’alchimia ben riuscita. Il riffing è figlio dei mostri sacri del black metal finnico, Sargeist e Horna tra tutti, l’uso del synth è un’interessante novità rispetto al passato della band: esalta la glacialità delle melodie senza mai sovrastare la natura scarna del sound e conferisce un’indiscussa epicità, e l’ottimo scream di Tyrant (al secolo Niko Lindell, già vocalist dei Kalmankantaja), qui più versatile rispetto al passato, completa il tutto in modo egregio.
Niente di nuovo sotto il sole, ma oggi, in un’epoca in cui anche le contaminazioni più disparate vanno di moda, rischiando di creare dei mostruosi ibridi privi di senso, è una forma di conforto sapere di poter contare su dei nomi che continuano a sfornare del buon vecchio black metal senza pretese né fronzoli. C’è un chiaro intento enciclopedico in Devil’s Creation, che racchiude non solo i grandi nomi del panorama finlandese contemporaneo, ma strizza l’occhio anche alla scena norvegese dei primi anni Novanta: l’incedere lento e inesorabile di “The Curse”, per esempio, ricorda da vicino i Mayhem, nonostante la produzione sia decisamente molto più curata e pulita rispetto a quella dei norvegesi. Qualche spunto black’n’roll movimenta ulteriormente l’atmosfera, creando un bell’equilibrio tra momenti più solenni e altri più ludici.
In definitiva, Devil’s Creation (un nome, una garanzia, direi) mantiene le promesse: sporco, blasfemo e luciferino al punto giusto, offre una visione globale del black metal nordeuropeo, con particolare attenzione alle prerogative del sound finlandese.