Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

MALTHUSIAN, Below The Hengiform

Malthusian

Spesso accade che mi bastino pochi secondi per capire l’andazzo generale di un disco. Per correttezza ho comunque ascoltato anche il demo MMXIII, nel dubbio di essermi sbagliato, ma… niente da fare. Da subito non ho apprezzato questi riff che si ripetono allo sfinimento, in più i Malthusian recitano davvero male la parte degli schizzati di turno: non bastano i soliti giri di chitarra con accordatura bassa per essere malvagi. Nel complesso alcune idee e atmosfere non sono niente male, ma in pochi minuti si finisce per sapere già dove la band vuole andare a parare. Possiamo dire che oggi ci si accontenta veramente di poco, e molti sono facile preda di questa nuova ondata “occult”, oppure che i Malthusian – ma anche l’etichetta stessa – siano stati dei gran furboni. Ad ogni modo, dopo un’attesa di due anni, è uscito anche questo nuovo ep: i soli tre brani e la loro durata mi hanno fatto pensare subito che i quattro non hanno avuto – e mai avranno – la minima intenzione di cambiare le carte in tavola. La copertina al contrario è stupenda, con dei toni caldi insoliti che richiamano perfettamente la musica: l’autore è Timo Ketola, già al lavoro per Vermin, Opeth, Teitanblood e molti altri. Che dire di questi inediti? A me prima di tutto piace pensare che l’etichetta irlandese, dopo i buoni feedback ottenuti col secondo album dei Tribulation e coi Bölzer, avesse bisogno di ricevere ancora più attenzione, e credo ce l’abbia fatta alla grande, assecondando questa nuova ondata di black/death e grazie anche alla spinta dovuta alla presenza del batterista degli Altar Of Plagues (sì, gli stessi del finto scioglimento e del Farewell Tour) in questo nuovo progetto. Siamo alla frutta già da un po’ di tempo, ormai: tutti hanno a loro modo questa vena occulta, tutti sanno scrivere musica estrema veloce e claustrofobica. La verità è che ci saranno sempre fin troppe chiacchiere e poca qualità, come dimostra questa manciata di brani che riescono persino a raggiungere l’arduo traguardo del riciclarsi l’uno con l’altro.