MAI MAI MAI, Rimorso
Mediterranean Gothic – quasi un ossimoro – è la formula che Toni Cutrone (chi si nasconda dietro la maschera di Mai Mai Mai è il segreto di Pulcinella, tanto per entrare in tema) ha trovato per descrivere quello che sta combinando ultimamente: l’assunto è che dietro l’aspetto folkloristico, caloroso e da cartolina del Meridione ci sia un lato oscuro e che, anzi, là dove più picchia forte il sole, più scure siano le ombre che esso proietta. Qui, come nell’album precedente Nel Sud, lo spirito guida rimane Ernesto De Martino, l’antropologo che prima e meglio di tanti altri ha studiato gli aspetti perturbanti del folklore italiano: il riferimento diretto è a “La Terra Del Rimorso”, saggio pubblicato nel 1961 in cui lo studioso napoletano individua nel fenomeno del tarantismo una modalità di reazione fortemente interiorizzata alla subalternità, messa in atto nel caso specifico da parte della femmina all’interno delle culture contadine.
La maggioranza dei molti ospiti di questo disco sono – casualità o scelta dettata dai motivi di cui sopra – donne provenienti da Paesi del Mediterraneo. La partenza è tutta in discesa con la cover del “Secondo Coro Delle Lavandaie”, tratto da “La Gatta Cenerentola” di Roberto De Simone, che qui diventa una tammurriata postpunk affidata alla voce di Maria Violenza: come singolo era in giro già da un paio di anni, il pezzo di per sé è una bomba da sempre e Toni invero gli rende giustizia. “Fimmene Fimmene” è invece un brano tradizionale salentino che parla della raccolta del tabacco: affidato alla voce di Vera Di Lecce, cantante dei Nidi D’Arac, diventa una ballata torrida che trasuda stanchezza da ogni nota, capace anche questa di conficcartisi nelle cervella per giorni. Interessantissimo è il connubio con Nziria, artista napoletana autodefinitasi hard neomelodic (sfioriamo di nuovo l’ossimoro: è un disco di contrasti, questo), scuderia Never Sleep (l’etichetta di Gabber Eleganza, per intenderci): i vocalizzi si intrecciano bene con un’elettronica fumigante e appiccicaticcia. La vetta la raggiungiamo però con “Nostalgia”, in cui la raffinatezza tutta orientale della voce di Youmna Saba, libanese, beccheggia imponente sopra i flutti di rumore. Meno riuscito è l’assembramento della traccia cinque, fra Mai Mai Mai, il producer Cosimo Damiano, l’ensemble percussionistico Ars Ludi e il quartetto vocale Faraualla che ingombra la scena in un brano che più che composito risulta disorganico. Il concetto di Mediterranean Gothic fa il paio con quello di Tropical Gothic elaborato da Mike Cooper, ospite del brano manifesto dell’album: l’atmosfera cambia, il timone qui lo regge Mike e, a dispetto del titolo, si veleggia lontano dal Mare Nostrum sospinti dall’inconfondibile bottleneck e dal cinguettare di uccelli esotici. Lasciato da solo a sviluppare il tema del disco Toni sembra perdere un po’ di smalto: nei brani che seguono sembra fare “lo svuotafrigo”, prende i suoi riconoscibilissimi ingredienti – i sibili, i bordoni, le percussioni metalliche, i campionamenti etnografici – e ci cucina tre portate alla meglio e peggio, non proprio saporite. Come già in Phi, disco del 2016, la chiusura è affidata alla collaborazione con Lino Capra Vaccina e le sue note diafane che ben si assortiscono con il campionario di percussioni ed elettroniche, messe dentro quest’ultime con il bilancino.
Rimorso è un disco furbetto nel rimaneggiare in maniera così scoperta la tradizione popolare, nel rifarsi ad elementi – taranta, masserie, musica neomelodica – consolidati nell’immaginario collettivo e, per gli stessi motivi, è anche un disco coraggioso nell’accollarsene il rischio, ché passare dal folklore al folkloristico è un attimo: a volte il trucco riesce, a volte no.