MAI MAI MAI, Φ (Phi)
Phi è la terza – e a quanto pare ultima – tappa del viaggio intrapreso sotto mentite spoglie da Toni Cutrone, calabrese trapiantato a Roma, attraverso un Mediterraneo arcaico, ancorato alle proprie radici e nel contempo proiettato nella contemporaneità. Mai Mai Mai è, fra le incarnazioni del multiforme ingegno di Toni, quella che in ultima analisi gli ha dato e sta dando maggiori soddisfazioni e visibilità: la partecipazione, per il secondo anno di fila, all’International Festival Of Psychedelia di Liverpool è solo l’ultimo dei segnali di un forte interesse per un discorso musicale riconoscibilissimo, collocato all’interno di quella nebulosa chiamata “Italian Occult Psychedelia” ma ben spendibile anche al di fuori dei consueti circuiti.
Phi ci consegna un Mai Mai Mai meno astrattista e più paesaggista, con un’attenzione per il dettaglio che si esprime nell’ampio utilizzo di field recording e campioni vocali di gusto etnografico, indulgendo a melodie che sanno di paganesimo (“Lenais” come pure “Mustais”). Cutrone oppone allo sradicamento dai luoghi d’origine la creazione del personaggio senza volto sbarcato dall’Egeo sulle coste ioniche, aggiornamento del mito di Pitagora, anche egli partito da un’isola ellenica per approdare in Magna Grecia. Laddove nel primo capitolo della saga l’impianto concettuale era ancora piuttosto fumoso, per quanto affascinante, e nel secondo lo sguardo era volto con decisione verso Oriente, qui siamo nel Sud magico di Ernesto De Martino. I difficili paesaggi calabri, in cui la bellezza della natura è deturpata dalla hybris dell’uomo, si specchiano in elettroniche sgranate che sanno ipnotizzare ma anche risultare sporche e cattivissime, incardinate sulle voci di ignoti protagonisti (il riferimento principale restano gli SPK qua e là deragliati verso la techno): la musica di Mai Mai Mai è la trasposizione sonora di strati e strati di rovine, moderne, antiche, morali. Il mare è elemento imprescindibile nella narrazione, come e più degli altri capitoli della trilogia, entità immanente e filo conduttore con il suo sciabordare fra passato e presente, fra storia e biografia personale. Ospiti del disco sono Luca Venitucci, che con la sua fisarmonica fornisce la traccia d’apertura di un richiamo immediato al folklore, praticamente una dichiarazione d’intenti, e Lino Capra Vaccina, musicista venerato dalla scena occulta come padre nobile, che ricama da par suo la tela grezza di “Akea” con percussioni e tocchi di vibrafono.
Phi è uscito il 21 ottobre in vinile per Boring Machines e sarà disponibile il prossimo mese su nastro della californiana Not Not Fun, ad ulteriore riprova della caratura internazionale raggiunta dal buon Toni: l’unica cosa che non gli perdoniamo sono i gabbiani in apertura di disco, i gabbiani sono imperdonabili!