MAHARAJA, Kali Yuga
È arrivato il Maharaja! Con una discreta dose di cattiveria e una seria (non so quanto) intenzione di prenderci a palate sul muso. Partito dal lontano e freddo Ohio, è giunto tra noi con questo esordio discografico intitolato addirittura Kali Yuga, che in sanscrito significa “età della distruzione”. State tremando, vero?
Illustrissimo Maharaja, mettiamo subito in chiaro una cosa: nel caso in cui dovessi pensare che per poter spaventare noi, reietti che abbiamo letteralmente perso le orecchie a furia di aggrapparci come scimmie impazzite alle casse dei nostri hi-fi e a quelle dei concerti più cazzuti tenutisi a partire dagli anni Ottanta fino ad oggi, hai sbagliato indirizzo. Pensare di intimidirci suonando come se i Red Fang riregistrassero uno dei primi album degli Helmet, sarebbe quello che in gergo potrebbe essere definito un epic fail.
Maharaja, il tuo Kali Yuga è un album interessante. Certo, se il tuo intento rimane, come da dichiarazione iniziale, quello di “spaccare gli ampli, disorientare e far vomitare la gente”, lo si potrebbe dire raggiunto forse solo per 1/3, e cioè potrai al massimo spaccare gli ampli, i tuoi. Attenzione però, corri il serio rischio di andare in bancarotta, perché riacquistare la strumentazione ogni santa volta non sarà affatto economico, a meno che il tuo cognome non sia Orange o Marshall. Comunque, mi sei simpatico! E non fatico a crederti quando dici che, nonostante miri a colpire l’audience dritto allo stomaco con le frequenze ed i volumi che sprigioni da sopra il palco, queste risultano godibili e tutt’altro che dolorose.
Kali Yuga è un buon esordio. Un album sufficientemente cattivo da poter risultare d’interesse per gli appassionati di diversi generi: doom, noise, hardcore, grunge, stoner e probabilmente anche altro. Mio caro Maharaja, ti confesso che il tuo potrebbe essere un nome da tenere sott’occhio in ottica futura. Strappando un contratto con qualche etichetta di settore, obiettivo che ritengo alla tua portata, potresti raggiungere traguardi via via più importanti, cosa che ti auguro. Per cui teniamoci in contatto e fammi sapere.
Stammi bene.