MAGELLANO, Calci In Culo
Il nuovo album dei Magellano gioca col tema del Luna Park, riconducendo ogni pezzo a quella che vorrebbe essere una corsa sopra una giostra. Luci, velocità, cambi di tempo e – apparentemente – di genere riflettono i tanti calci in culo: “quelli presi, quelli dati, quelli necessari ad andare avanti in questo Paese, perché è così che ci si fa strada in Italia”. Questa e altre frasi banali vanno a comporre – purtroppo – i testi dell”album, che non regalano poi chissà quale esperienza da parco dei divertimenti. Ancora meno la musica, che è costituita da un insieme di sonorità rap, electro, hip hop, dub (…), senza però radicarsi in nessun genere effettivo, il che potrebbe anche essere un’idea vincente se non fosse che nell’insieme il disco risulta un miscuglio non omogeneo. Per fare degli esempi: “Cerchi Nel Grano” sembra riportare in vita l’happy hardcore di Paul Elstak o degli Scooter, ma il tutto riletto per l’italo-dancehall da centri sociali, “Terminal” invece è cantata con voce poetica e pretenziosa (si parla di viaggi con tono saggio e rivelatorio, senza uno scopo ben chiaro), mentre “Santa Domenica” potrebbe benissimo esser uscita da San Remo. Ogni pezzo è una collaborazione con altri musicisti, ma questo non aiuta a sollevare il livello, che rispecchia un po’ ciò contro cui si sta cantando in Calci In Culo, ed è proprio qui che fallisce il tentativo di essere provocatoriamente ironici.