MACHETAZO, 29/11/2013
Padova, Seven Live.
Negli ultimi anni, dopo la chiusura del Country Star, uno dei capisaldi della musica dal vivo veneta è stata la zona del terraglione di Vigodarzere, che ha accolto la parte estrema del rock che entra in pianura. La programmazione si concentra sugli ambiti hardcore punk, grindcore e death metal, ed è curata soprattutto da Gustorana Productions e recentemente da Here And Now Records. Questa serata è invece organizzata dalla Power From Hell Records, etichetta crust, metal e grind della zona, che ha chiamato i Machetazo direttamente dalla Spagna (la band non è in tour) per far presentare loro l’ultimo, attesissimo album, Ruin.
Non sono solo i giganti galiziani a gonfiare l’evento. Dalla Trinacria arriva un gruppo che ci colpirà a suon di death: gli ormai ben noti Haemophagus. Prima di loro i Restos Humanos, che con un solo demo hanno già fatto capire di cosa sono capaci. Dulcis in fundo, o in questo caso all’inizio, i leggendari Sposa… In Alto Mare, eroi demenziali dello Stivale.
Nel momento in cui gli Sposa In Alto Mare salgono sul palco, rendono chiaro il tipo di grindcore che presenteranno. Tra l’altro, vista l’enorme mole di live e di produzioni (di cui si è perso il conto), è raro che ci sia ancora qualcuno all’interno del circolo grind che non li abbia visti suonare dal vivo. Le tuniche sono pantaloni di Hello Kitty, giacca e occhiali alla Elvis per Necro (prima voce e chitarra), giubbotto retro-riflettente per Cesco (basso e seconda voce), mentre Sica, di solito vestito da sposa, stasera rimane in tutina. I presupposti per iniziare in grande stile ci sono, canzoni come “L’Incoerenza Del Bidet” o “Bicicletta”, delle quali la scaletta è piena, ci spingono, come sempre, a rimanere sotto il palco per seguire nel modo più ironico possibile la musica. Questa è composta da una batteria in blast, mai esageratamente veloce, e da stacchetti da burla continui, da una chitarra tipicamente grindcore, a tratti gore, da una voce che voce utilizza il growl quanto lo scream, ma è il basso a regnare sovrano: la maglietta dei Lento e la toppa dei Saint Vitus di Cesco giustificano il suono pesantissimo del suo strumento, che copre tutto il resto, il che rende questo set ancora più assurdo.
Tra un gruppo e l’altro non si può non fermarsi a spulciare fra le varie distro presenti, infatti stasera i banchetti sono utilizzati da tre importanti etichette indipendenti specializzate del nord Italia: si tratta delle venete Gustorana Productions e Grindpromotion e della bolognese Grind Block Records, inoltre ci sono le varie distro delle band.
Tempo di dare una prima occhiata ai dischi che cominciano i trevigiani Restos Humanos, progetto solista di un membro della crust band Gelo, che sul palco si fa accompagnare dal batterista dei Corporation Of Consumption e dalla bassista degli Amianto, perfetti per rendere dal vivo la demo. Si ripercorre quel death-grind che evoca maestri come Mortician, Brujeria, Impetigo. Nello specifico sembra la parte latina di questo genere quella più marcata e – come gli stessi Machetazo – anche i Restos Humanos utilizzano intro di film horror (meglio se con zombie) di origine ispanica. Dal vivo, al pari che su demo, questa neonata band stupisce: i riff duri e pesanti si trasformano in una macinata di blast e growl, veloce e sporca. Il suono grezzo non fa marcire l’abilità dei componenti, che si destreggiano ottimamente sui loro strumenti. Ci viene regalato un live pauroso.
Di musicisti di alto livello avremo modo di vederne molti altri oggi. Tra questi i membri degli Haemophagus, un gruppo di cui si parla spesso appunto per il suono pesante, che mette in contrasto il grindcore più cupo con il death metal più classico. L’attitudine, però, rimane quella punk e dal momento che prendono in mano gli strumenti non mi lasceranno mai prendere fiato. Uno dei brani viene suonato insieme al batterista/cantante dei Machetazo, che decide di presentarsi di schiena, facendo perdere un po’ di magia. I pezzi sono compatte espressioni di death-grind, intrise di estremismi, di lunga durata e forse a tratti ironiche, ad esempio grazie a giochi sui riff dei Creedence, che – aggiunti ai brani eseguiti in modo carico – ci schiacciano le orecchie a tempo di blast.
È in modo simile che i Machetazo concludono. I gruppi di apertura sono stati in grado di tenere testa a questi giganti, senza però superarli. La band spagnola estremizza ancora di più qualsiasi cosa abbiamo già sentito questa sera, la chitarra stride acuta mentre la velocità del basso decolla. La parte di batteria richiede uno sforzo, quindi una preparazione fisica non indifferente, e non parlo solo per il tipo di canzoni, che comunque sono death-grindcore veloce quanto molti altri gruppi, ma anche per la durata del concerto, che supera l’ora abbondante. Anche in questo sta l’idea di estremo: fare una scaletta che non lascia spazio a intermezzi o pause. Anche se con qualche problema tecnico legato ai monitor, i Machetazo non si fermano e fanno urlare le recentemente rinnovate casse del locale, che si riempie di un frastuono godurioso per tutti. Il batterista incita a fare rumore, a scatenarsi, poco dopo l’inizio partono dei rarefatti poghi che arricchiscono un evento già ben strutturato, che troverà la fine verso le due e mezza di notte.
Grazie a Sara Montenegro per le foto degli Haemophagus a corredo del pezzo.