LYCHGATE, Lychgate
Black metal potente, epico e con tanto di organo e tastiere, quindi orchestrale, ma lontano anni luce dalla pomposità noiosa del cosiddetto “black metal sinfonico”.
Il miracolo è compiuto dai Lychgate, una consorteria di metallari con base in Gran Bretagna, una specie di supergruppo parecchio underground, visto che quella parte di Europa è relativamente meno famosa per quanto riguarda questo genere. I Lychgate in realtà sono nati dalle ceneri – o dalla metamorfosi – di un progetto, Archaicus, avviato più di dieci anni fa da Vortigern, frontman e multistrumentista in vari gruppi d’area black, tra i quali spicca The One. Per la resurrezione Vortigern (chitarre, canti, organo e tastiere) ha coinvolto Greg Chandler (voce e chitarre) del mostro doom Esoteric, Aran (basso), della black metal band tedesca Lunar Aurora, e T. J. F. Vallely (batteria e percussioni) dalla creatura Omega Centauri, tra le altre cose. Insomma, una cricca da paura.
La bestia Lychgate è di razza ibrida, anche perché le band da cui provengono i diversi musicisti spesso già elaborano e sperimentano soluzioni sonore differenti, pur rimanendo saldamente ancorate alla cosidetta “vecchia scuola” metal. Per semplificare, si potrebbe targare Lychgate come black metal “atmosferico” o “progressive” o ancora – come si usa ultimamente – “art”, e non andrebbe male. Però con la sigla e basta non si riuscirebbe a cogliere che Lychgate è una specie di antico calderone magico in cui bollono abbondanti dosi del pathos e della brutalità di Bathory, Taake e Marduk (oppure a scelta vostra!), mescolate alla tecnica e alle atmosfere di Death, Opeth, Edge Of Sanity e Katatonia, alle partiture avantgarde-jazz dei Virus, doom grezzo e horror progressive arcaico e occulto rispettivamente da Winter e Abysmal Grief, e ancora noise, psichedelia… Poi, sorpresa, fuoriescono vapori letali ma eterei e che odorano di Alcest.
L’album di debutto del progetto Lychgate comprende nove tracce per quasi trentotto minuti di viaggio turbinoso in un altro tempo, dentro nel tunnel nero della cover (a firma di Manuel Tinnemans). Due episodi durano un minuto e fanno da introduzione e intermezzo al vortice impazzito descritto dagli altri sette brani, molto sfaccettati ma mai troppo lunghi, al massimo poco oltre i sei minuti. Questa band, infatti, ha una grande capacità di sintesi e di scrittura, che le permette di entrare e uscire dai generi, aggrovigliandoli in un caos apparente ma concludendo in modo quasi naturale ed elegante.
Spesso i brani hanno un attacco o un nucleo centrale tipo cripta o tipo carica infernale, quello proprio del black metal classico, ma presto entra il gusto per la tecnica, tramite sequenze di riff velocissimi e intricati o nervosi (“In Self Ruin”), oppure ipnotici nella loro circolarità tormentata (“Sceptre To Control The World). A ciò si alternano momenti doom, lenti e solenni, durante i quali il suono, rimbombante, è scomposto su più piani paralleli in modo molto suggestivo. L’organo è specialmente qui protagonista: riecheggia ieratico e minaccioso, annega la brutalità del black metal in atmosfere occulte e morbose. Tuttavia spesso è proprio il riverbero del suono dell’organo che consente il passaggio dal tormento ad atmosfere eteree da black metal psichedelico, fino allo shoegaze, anche se però non manca il rintocco ossessivo e marziale della batteria. Come la batteria, anche la voce in growl di Greg Chandler è soverchiata dalla cacofonia delle chitarre, ma ciò non fa che renderla ancora più paurosa, sia quando ringhia in modo bestiale nelle sfuriate black metal sia quando lascia uscire la propria anima doom.
Dopo l’intermezzo molto suggestivo, dominato dalle tastiere e da un canto occulto, arrivano “Triumphalism” e “Dust Of A Gun Barrel”, due ballate mozzafiato che seguono più o meno lo schema descritto, ma che sanno ugualmente stregare e incorporano in modo particolare l’influenza di Archaicus e delle band di provenienza dei musicisti coinvolti in Lychgate. “Triumphalism” è aperta dal ritmo sincopato della batteria e da una combinazione sognante di organo e chitarre riverberate, che sfocia in una magnifica mescolanza di frenesia bestiale e melodie complesse e raffinate, accelerazioni folli e rallentamenti in cui si è catturati dal ritmo prima che tutto si dissolva in atmosfere black shoegaze che mi ricordano i nostri, bravi, Frostmoon Eclipse. “Dust Of A Gun Barrel” parte come melodia jazzata e dissonante “avantgarde”, successivamente apre la gabbia e fa uscire l’anima maligna. È bellissimo lo stacco improvviso, a circa metà del brano, con il tremolare della chitarra acustica in un silenzio da pre-tempesta. In realtà poi il pezzo segue una melodia dolente e a tratti epica, ma sempre contaminata, o rinfrescata, da dissonanze e diversioni attraenti. È un po’ il “mood” con cui la band decide di concludere questo magnifico album, visto che la traccia finale, “When Scorn Can Scourge No More”, tende a svilupparsi come un ibrido tra Alcest ed Opeth, condotta da un suono delle chitarre non troppo aggressivo.
Io l’ho raccontata così, l’esperienza Lychgate, ma continuando ad ascoltare questo esordio ricco all’inverosimile di spunti e diversi stati d’animo, potrebbe venir fuori anche un’altra recensione. Comunque uno degli effetti di questo disco tutto sommato compatto, è quello di farti (ri)ascoltare i gruppi satelliti a questo progetto per prolungare la magia, cogliendoci echi di Lychgate (specialmente in Omega Centauri).
Insomma, ben vengano questi signori a infoltire prepotentemente la schiera delle band eclettiche che hanno contribuito a rinnovare e arricchire il panorama black metal internazionale con la sperimentazione o scavalcando i confini tra generi (Negative Plane, Oranssi Pazuzu, Nachtmystium, Ludicra, Paroxsihzem…).
Lychgate è uscito tramite Gilead Media in formato vinile e in formato cd/digitale per Mordgrimm . Per cui non ci sono scuse per non procurarsi questo album bellissimo, malevolo e feroce, tecnico ma appassionante per la sua mutevolezza e per la grande ispirazione che permea ogni brano.
In attesa di altro, avidamente, come pulcini famelici di rapace dal becco aperto…
Tracklist
01. The Inception
02. Resentment
03. Against The Paradoxical Guild
04. In Self Ruin
05. Sceptre to Control the World
06. Intermezzo
07. Triumphalism
08. Dust of a Gun Barrel
09. When Scorn Can Scourge No More