LUTE, Santa Marinaro
Trio chitarra-piano-batteria che ha cominciato a operare nel 2005 e che qui è al secondo lavoro lungo (ci sono anche uscite brevi), i Lute arrivano da Casalmaggiore, in provincia di Cremona: siamo quindi in piena Padania, che solitamente vuol dire bruma d’inverno e sole pallido ma cocente d’estate. Questo per mettere l’accento su due aspetti che emergono con forza dal sound della band, quello più riflessivo e quello più dirompente, certamente legati a regolamentari passaggi in odore di math & post-rock, si ascoltino le sfuriate noise dopo gli iniziali arpeggi cristallini in “#2”, le pose metalliche di “Omnia Quaecumque Habes Salva Perdet Illam” o le virate à la Godspeed You! Black Emperor della più calligrafica “Canalis”. Sei pezzi che si muovono insomma in una direzione ben precisa, a sottolineare questa particolare propensione ancora le scariche elettriche della sofferta “Domenica Delle Salme”, per non dire della pirotecnica chiusura di “Extremaunciòn / Asensiòn Al Cielo / Por Encima De Todas Las Cosas Es Insignificante”. Santa Marinaro è un album fatto con passione, e questo è sempre un dato importante, che si sviluppa sul tema della “perdita” e dal vago sentore sacrale, ma che alla fine dei conti risulta poco incisivo, soprattutto a livello stilistico. Al prossimo giro.