LUMINANCE RATIO + ROUTINE, 29/12/2013
Roma, DalVerme.
Il 2013 di eventi del DalVerme si è concluso ormai qualche sera fa con – tra gli altri – il live dei Routine e dei Luminance Ratio. Due gruppi con alle spalle rispettivamente Nephogram e Fratto9, etichette che hanno saputo tirar fuori le unghie all’interno del vasto panorama sperimentale italiano, guadagnandosi l’attenzione di una buona fetta di pubblico.
Filippo Mazzei e Fabio Ricci si presentano sul palco volendo subito riportare all’attenzione a quanto fatto nel riuscito Sì. Chitarra, tromba e tutta un’oggettistica come scatole, fili e palline opportunamente amplificati, sampler e laptop d’obbligo. Da una parte suoni estratti da tutto ciò che può essere ricondotto a un quotidiano programmatico, fatto di azioni che diventano routine, appunto perché “i nomi non si scelgono a caso”, mentre dall’altra la sei corde e l’ottone hanno in qualche modo la capacità, a ben sentire, di addolcire questi momenti di “ordinario” creando un mood placido e melanconico. L’insieme piace, perché comunque la sensazione è quella di stare assistendo a un live che non è la copia carbone del disco, piuttosto una ricollocazione in chiave nuova di tutti quei suoni sopraelencati. Per il resto siamo sempre su quelle coordinate tra improvvisazione e sperimentazione care ai vari Milani, Ratti e Faravelli ( di Lieu, possibilmente ) o al Pagetos di Giannico, Uggeri e Mauri (che stasera incontreremo).
A ruota seguono i Luminance Ratio, composti da Gianmaria Aprile e Luca Mauri per quanto riguarda le chitarre, Andrea “Ics” Ferraris al laptop (più elettronica assortita) e Luca Sigurtà, che si occupa del sintetizzatore e della campionatura cd. Sin dai primi momenti live la resa del suono appare piuttosto lontana da quella su disco, quest’ultima decisamente meno ruvida e “massimale”. Merito soprattutto delle parti elettroniche di “Ics” e Sigurtà, che riescono a creare sfondi noise/elettro-acustici fitti e densi, capaci di tenere sospese le chitarre di Mauri e Aprile. Il risultato sembra portare a conseguenze estreme (nel caso non lo fossero già state abbastanza) la psichedelia ottusa dei Cromagnon di Orgasm o il krautrock à la Faust. La performance è senza soluzione di continuità ed è divisa idealmente in cinque blocchi soltanto, che vogliono fungere da indicazioni, vaghe, riguardo il come-dove-quando dello svolgimento musicale, perché comunque il linguaggio del gruppo è in parte quello dell’improvvisazione. Il segmento finale ossessivo per due rullanti (di “Ics” e Mauri) aiuta il gruppo a schizzare ulteriormente fuori dai propri schemi.
La sensazione è quella di aver assistito a un live che ha chiuso nel migliore dei modi l’anno per i due gruppi: si spera che il loro 2014 possa proseguire su questa rotta.
Grazie a Claudia e al DalVerme per le immagini.