LULLABIER, Fitoterapia
Fitoterapia di Lullabier (al secolo Andrea Vascellari), cantautore che abbiamo già incontrato lungo la nostra strada, è la classica piacevole sorpresa. La chiave che mi ha aperto il disco è stata il ringraziamento a Jessica Bailiff e a Nathan Amundson (Rivulets) nel libretto. Questi due nomi mi hanno permesso di capire l’operazione che Andrea sta mettendo in atto, cioè quella di rivestire la sua poetica e le sue canzoni semplici ed essenziali di influenze slow-core, drone-folk e ambient, molto adatte alla sua malinconia e al suo muoversi con discrezione. La storia di Fitoterapia è quella di un uomo che se ne va a vivere lontano dal resto dell’umanità e cerca di rimettersi in sintonia con la natura, ma che alla fine, pur avendo vissuto un periodo di pace, nell’inverno senza “Luce” (dal punto di vista musicale, il pezzo dove Andrea fonde al meglio tutte le suggestioni di partenza) si rende conto che non può comunque prescindere dal contatto umano. Lo lasciamo mentre si chiede se riuscirà a riallacciare gli affetti (inaspettata e dolorosa la coda solo ambientale di “Fuoco”).
Ci sono frangenti nei quali Andrea tocca tutte le corde giuste. Durante l’ascolto mi sono chiesto come sarebbe stato Fitoterapia con un grammo di distorsioni e riverberi in più, con una voce solo un pizzico più ferma e con qualche minimo passaggio di lima sui testi. La risposta è stata che a Oltrelanebbiailmare farebbero bene a tenerselo stretto e aiutarlo a crescere (mi pare che sul lato “ambient” di Lullabier da quelle parti ci sia più di qualcuno che possa dire la sua e dare due dritte).