LUKA ARON, XV XXVII III XXI IX: Variations & Coda

XV XXVII III XXI IX: Variations & Coda è il severo titolo della suite in quattro movimenti firmata dal musicista e compositore tedesco Luka Aron; ed eseguirla, un ensemble di archi, fiati, strumenti etnici e autocostruiti, oltre allo stesso Aron alle macchine analogiche (i mitologici Buchla 200 e VCS3). Ovviamente, come per la quasi totalità delle produzioni elettroacustiche, non si può parlare a tutti gli effetti di un’esecuzione tradizionale quanto piuttosto di una combinazione di performance in tempo reale e di un successivo, minuzioso lavoro in studio.
Attraverso una scrittura rarefatta ma dagli intenti solenni, Variations & Coda ci conduce lungo un percorso musicale ricco di tenui dissonanze e palpiti micro-tonali, bassi sintetici penetranti e aperture liturgiche (“Variation 01”). L’interesse del compositore per le sottili imperfezioni del suono acustico è alla base dello sviluppo di “Variation 02”, dall’andamento fluttuante e intriso di umana e poetica fragilità, drammaticamente accentuata da bordoni analogici di ampio respiro cinematico e da un vibrante pieno orchestrale che si insinua strada facendo nella traccia, rendendola memorabile per coinvolgimento emotivo.
“Variation 03” ripresenta l’idea melodica già ascoltata nei movimenti precedenti, puntellandola con le poche note di un clavicembalo che gradualmente si inoltra verso i registri più gravi della tastiera fino ad assumere, nell’epilogo, toni da tragedia gotica.
Ai fiati il compito di introdurre il movimento conclusivo, “Coda”: contemplativo, assorto, sottilmente enigmatico. Gli allunghi al VCS3 e al Buchla della parte centrale confermano la cifra stilistica di un autore dotato di solidità e ricchezza narrativa; pur nell’alveo di uno scarno post-minimalismo il compositore si immerge con sensibilità quasi preromantica nelle profondità della condizione umana, tra mortalità ed elevazione.

Algida nella forma ma altamente drammatica nella sostanza, Variations & Coda è per certi versi un’opera equiparabile a un mausoleo, nei cui marmi gelidi sono scolpite pietà di lacerante intensità.