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LUCY, Self Mythology

Lucy

Finalmente un vero “viaggio immaginario”, mi viene da dire. Self Mythology è come il diario segreto dei sogni di Luca Mortellaro (per lui è il terzo lavoro sulla lunga distanza), che evidentemente coltiva un suo mondo fatto di suggestioni che questa volta si sostanziano in un disco magico ed evocativo nelle atmosfere, nel quale ci si perde per davvero. “Dissonance Emancipation” è come un gas che inebria e poi ti lascia tramortito senza concederti modo di rialzarti da terra, e in tutto il disco sono presenti pezzi con ritmiche flebili e nondimeno efficaci. Colpiscono l’arpeggio di chitarra acustica in “A Selfless Act” e l’incedere freddo eppur sensuale di “Vibrations Of A Circular Membrane”, in “Meetings With Remarkable Entities”, invece, il suono si fa più robotico e insinuante, digitale tout court: in un certo senso qui Mortellaro ci dà la sua versione electro dei corsi psichedelici in voga da qualche tempo, riaggiornati alla luce delle riletture “etnico-antropologiche” care a Heroin In Tahiti e Al Doum & The Faryds… come non pensarlo mentre si ascoltano i flauti di “A Millennia Old Adversary”? Detto questo, non è mia intenzione associare la musica di Lucy a quel particolare campo d’azione, certamente pare esserci un terreno comune dal quale nascono idee simili tra loro, tanto che nell’insieme questo Self Mythology risulta lavoro denso, epico e complesso. Decisivo l’apporto di Jon Jacobs con drone flute, chitarra e improvvisazioni vocali (stiamo parlando di uno che proviene dai londinesi Abbey Road Studios). Aggiungo un’ulteriore considerazione: a me pare che qui si vada a scavare nel profondo delle nostre radici, quelle nascoste nel mare, quelle che non vedi ma che sai essere parte integrante della comune Storia passata, un po’ come di recente ha provato Donato Dozzy in The Loud Silence o come continua a fare da anni uno come Walter Maioli (Aktuala, Futuro Antico) coi suoi preistorici strumenti auto-costruiti (la deriva utopica ed esoteric di “Samsara”). “She-Wolf Night Mourning”, infine, assomiglia a psichedelia acquatica all’ombra del Vesuvio, o magari dell’Etna, date le origini siciliane di Mortellaro, il quale – ricordiamolo – imbastisce l’intero discorso dalla Germania dove opera da tempo, quindi da lontano. Di sacro, di Storia e di esperienze è fatto l’uomo: quest’album lo testimonia appieno. Fino ad ora uno dei dischi dell’anno.

Tracklist

01. Baba Yaga’s Hut
02. Dissonance Emancipation
03. Vibrations Of A Circular Membrane
04. A Selfless Act
05. Meetings With Remarkable Entities
06. A Millennia Old Adversary
07. She-Wolf Night Mourning
08. Samsara
09. Canticle Of Creatures