LUCIFERI, V
I tre parmigiani hanno le idee piuttosto chiare: pestare duro in tutti questi cinque pezzi strumentali che compongono il loro ep d’esordio.
Il nome che si sono scelti aiuta loro (e noi) a rendere ancora più sulfureo l’accostamento alle singole atmosfere: il basso possente di “Cerbero” e quelle schegge di chitarra che fanno male (accade anche nel blues virato noise di “Fiat Lux”) dicono tanto. Come si è già scritto da altre parti, il gruppo esprime una voglia matta di rendere ancora attuali i suoni caratteristici della scuola Amphetamine Reptile (inutile citare le band se conoscete bene quella etichetta e quell’impronta musicale che ci è tanto cara), riuscendo nell’intento per niente facile di riadattarli alle condizioni della musica oggi (vedi il girovagare perso e sofferente della finale “Strange Sense Of Violence”, tono epico e melodia si rincorrono al punto giusto). Dunque, la missione sembra compiuta, fermo restando un’evidente sponda derivativa di fondo, ma, come si sottolineava in apertura di recensione, a Davide Mora (basso), Alberto Manfredini (chitarra) e Carlo Guareschi (batteria) interessa in prima battuta farci sapere che sono lì, sempre pronti a spaccare il mondo con dedizione ed onestà. Con un po’ di coraggio possono pure fare il gran salto. Ce lo auguriamo.