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LUCIANO BAGNASCO, Procesos Cruzados

Non è per nulla facile, a volte, ricostruire l’immagine di un musicista. Di Luciano Bagnasco so pochissimo, ad esempio: argentino di Quilmes, residente in Spagna, finito per quest’ultimo disco alla corte di Ramble Records a Melbourne. Mischia jazz e noise in maniera abbastanza peculiare, giocando su più livelli tra pulizia del suono e rifrazioni rumorose che sembrano quasi prendere vita ed urlare come in “Musica Para Dos O Tres Guitarras”. Si ciondola su ritmi altalenanti e suoni materici e si percepiscono la solitudine e l’esercizio del musicista. I brani sono accartocciati su loro stessi, raramente si aprono anche se rimane un languore di fondo che, quando acquista corpo e velocità, come in “Uno Contra 1”, si fa subito minaccioso anche solo con un breve monito. Quando, invece, il suono si sposta su tocchi più classicamente jazz ed elastici, si perdono quelle intensità e drammaticità che – anziché la semplice tecnica – sembrano essere la cifra di Luciano. Prendiamo “Ponente”, 4 minuti di brusii, silenzi, acque chete: il dipinto di un paesaggio, una Spagna invernale e minacciosa ma muta. Il tratto evocativo del musicista è innegabile. La sua capacità di instillare bellezza e personalità con poche, pizzicate mosse dà a titoli come “Algo Mas” il giusto peso e significato. Alcuni brani risultano essere di troppo, però, in un lavoro in cui la frammentarietà andrebbe secondo me evitata. Si rischia di perdere il filo del discorso tra un pezzo smaccatamente rumoroso che poco porta alla causa, una reprise evitabile, qualche taglio. Sfoltendo Procesos Cruzados si sarebbe ottenuta una gran bella perla, in questo caso ci si ferma a mio parere ad un buon esercizio, di sicuro sufficiente ma con una visione d’insieme un pochino monca. Luciano Bagnasco rimane comunque un’ottima scoperta ed un nome da appuntarsi, in attesa delle prossime scorribande alle corde.