LOSCIL, Equivalents
Loscil ormai è in giro da vent’anni ed è una presenza costante sul catalogo Kranky, una delle etichette indipendenti più rilevanti della storia. Semplificatorio aggiungere che l’ambient è musica per chi ha la testa tra le nuvole, banalizzando il tributo ad Alfred Stieglitz (nel titolo e nella copertina del disco), fotografo che aveva capito come certe immagini (Loscil aggiungerebbe: certi suoni) non debbano per forza avere un messaggio chiaro, ma possano assumere significati molto soggettivi (in realtà è sempre così, e lo sappiamo meglio noi che viviamo in un’epoca in cui le foto vengono continuamente decontestualizzate).
Per quanto mi riguarda, associo quest’ultimo disco di Scott Morgan alla maggioranza di quelli che l’hanno preceduto e lo ritengo perfetto per illustrare a qualcuno il “motto” di Kranky, che è “going nowhere slow”: suoni processati e scontornati, fluttuanti e che disegnano spazi ampi, strumenti-sorgente (qui spesso un piano) che si sfaldano man mano che l’ascolto prosegue, pulsazioni che riecheggiano ascolti dub di un milione di anni fa, tonnellate di malinconia. Da sotto ogni tanto sale qualche suono di synth più grezzo e gonfio, forse a pagar dazio all’emotività degli ultimi Irisarri ed English, artisti con cui immagino Loscil condivida lo scaffale in molte case. Ormai un piccolo classico, coi pregi e i difetti dell’essere classici.