LORENZO SENNI, Scacco Matto

Si è più volte detto di come la musica di Lorenzo Senni serbi nel profondo il riflesso delle notti in Riviera Romagnola, l’impronta della trance di un paio di decenni fa, delle megadiscoteche, delle giostre e dei parchi divertimento, con un culto – nemmeno troppo nascosto – del drop, del rapido climax adrenalinico e del vuoto d’aria che ne consegue; poco si è sottolineato, invece, quanto i suoi brani riescano a veicolare quella malinconia mista a depressione che, in chi è nato e cresciuto a certe latitudini, risulta speculare alla sensazione di esaltazione continuativa che prende corpo con i primi caldi. Come il sottoscritto, chi abita da sempre in una località balneare è assuefatto dall’alternarsi ciclico fra la prolungata eccitazione estiva e il tedio quasi insostenibile dei mesi freddi, una sorta di up and down – del tutto simile a quello di certe sostanze stupefacenti – che accompagna tutta la tua adolescenza: man mano che si diventa adulti questa sensazione va scemando, lasciando uno spazio da riempire ai molti – ma non ai moltissimi – impegnati nella ricerca di un equilibrio non sempre semplice da trovare.

Ora che Senni pubblica per Warp Records, etichetta di Aphex Twin, Autechre e Boards Of Canada, il suo è ormai un nome di rilievo internazionale; eppure, la mia percezione della sua braindance rimane legata ad un territorio, impanata ben bene nello iodio, con in bocca quel sapore di cocktail dai nomi improbabili e dal colorito poco salubre che, per chi vive nelle luoghi di villeggiatura, rischia di sostituirsi a quello delle madeleine proustiane; invece, ci troviamo di fronte ad uno degli esempi più brillanti di come la provincia possa eludere chiusura e grettezza mentali, con il fine di elaborare un linguaggio universale che permetta di parlare a un uditorio molto, molto più vasto. La musica di Senni ha in sé il guizzo adrenalinico delle sere estive e, allo stesso tempo, coltiva quel senso di sospensione pensosa e penosa propria della stagione morta, nutrendola – come fosse junk food – della dance music più cafona, depurata del suo fardello più ingombrante e ripulita dal beat, rendendola cibo per la mente e l’anima. Se infatti, fino ad ora, la musica del producer romagnolo mi era sembrata troppo ancorata a certi cliché, stavolta devo ricredermi: con “Scacco Matto” il legame con un certo stile di far musica si è fatto più sfumato, complesso e, il suo “puntinismo” nell’abbracciare nuove sonorità, utilizza ora una palette cromatica più ampia, trovando così la sua ragion d’essere.