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LOCRIAN & CHRISTOPH HEEMANN

Locrian - Heemann

Mentre la Relapse ne ristampa dischi già usciti, come già fatto con Horseback e seguendo una logica che altri “grossi” potrebbero adottare in futuro, i Locrian pensano bene di uscire per Handmade Birds (l’etichetta dei Pyramids) con qualcosa che evita loro anche la stagnazione creativa. Dopo la collaborazione coi Mamiffer, questa volta incontrano Christoph Heemann, una di quelle figure che si è mossa nel sottobosco industrial sin dagli anni Ottanta e ora viene riscoperta da questa nidiata di artisti con un piede nel metal e l’altro nella sperimentazione (e nella ricerca su determinati artisti/suoni).

La copertina, tanto per rimanere in tema early industrial, sembra un fotogramma di qualche video dei Cabaret Voltaire, la musica bada soprattutto all’atmosfera, non sfruttando l’arsenale doom e noise dei tre di Chicago. Tolto il consueto frangente acustico, questa volta posto all’inizio, il ruolo della chitarra qui è quello di creare delle basse frequenze che diano fisicità al disco (vedi “Edgeless City”), in maniera non molto diversa da ciò che faceva Stephen O’Malley nel primo Æthenor. Anche la batteria di Steven Hess viene fuori in maniera eccellente nella prima traccia, ma – come spesso capita con questo musicista – poi gioca defilata e contribuisce a costruire la parte ambient, grazie a un lavoro su piatti e altre percussioni metalliche. Il disco è più che altro una questione di sintetizzatori, nastri ed effettistica varia, con in aggiunta il grido terrificante di Hannum in “Loathe The Light” (come in “Obsidian Facades” di The Crystal World) e il cantilenare di “The Drowned Forest”. Sono sempre i Locrian e stanno sempre dipingendo luoghi abbandonati e in rovina, solo che questa volta rinunciano a “facili” crescendo rumorosi e puntano su qualcosa di più filmico e disorientante, coadiuvati da un veterano.

Tracklist

01. Hecatomb
02. Loathe The Light
03. Edgeless City
04. The Drowned Forest