Live Arts Week 2018 sta per cominciare: interviste a Luciano Maggiore e Mark Fell
Il festival bolognese è arrivato alla sua settima edizione. La novità di quest’anno è che si torna ad utilizzare gli spazi dell’Ex GAM, in zona fiera, mentre si conferma la presenza di una figura fantasmatica come quella di Gianni Peng, nome che accompagna il festival nella sua crescita biologica, sta ad indicare il momento di queste transizioni. È un fenomeno, non una persona: un nuovo soggetto identitario, improbabile ma reale, da trattare come un concetto astratto. Naturalmente per capire meglio di cosa si tratta, vi consiglio di visitare il sito ufficiale, mentre se volete avere un assaggio di quello che succederà tra pochi giorni, vi consigliamo di leggere le nostre interviste a due dei protagonisti di questa serie di eventi che i più precisi ricorderanno essere eredi della fusione dei precedenti Netmage e F.I.S.Co. Buona lettura.
Luciano Maggiore
Luciano, i nostri lettori hanno già letto un paio di articoli che ti riguardano. Come te la passi in questo periodo artisticamente parlando? Hai lasciato l’Italia da qualche tempo.
Luciano Maggiore: Ciao Maurizio. Abito a Londra dal 2015, direi di stare bene. Da quando sono qui la mia routine è un po’ cambiata, se prima passavo tantissime ore in studio a registrare e ad ascoltare dischi, ora i dischi che ascolto sono decisamente diminuiti, così come il tempo passato a registrare. Vado in compenso a sentire tantissimi concerti e ne faccio altrettanti.
Quando vi siete incontrati tu e Louie Rice, e come siete riusciti ad unire i rispettivi intenti musicali e performativi?
Conoscevamo i nostri rispettivi lavori già quando ero ancora in Italia. Ci siamo incontrati subito dopo il mio arrivo a Londra, grazie ad Adam Asnan e Kostis Kilymis, che sono due amici che abbiamo in comune. Tra le varie chiacchiere, con il tempo sono venuti fuori una serie di interessi comuni tra cui la voglia di organizzare concerti e l’interesse per un certo tipo di musica e partitura. Abbiamo così deciso di provare a lavorare insieme chiedendo ad artisti che ci piacciono di scrivere dei lavori per noi e di conseguenza ne abbiamo scritti anche di nostri.
Presentaci brevemente “Unreward Task Based Action” e il progetto a nome NO-PA PA-ON che metterete in pratica nell’imminente Live Arts Week.
Il progetto ha nome NO-PA PA-ON, e “Unreward Task Based Action” è un po’ la vibrazione che accomuna le azioni che metteremo in scena a Live Arts Week. Attualizzeremo due partiture: una mia, “Skirting” del 2017, e una vecchia partitura Fluxus di Robert Bozzi, “In Memoriam To George Maciunas # 2” del 1966. Per quest’ultima saremo aiutati nell’esecuzione da Massimo Carozzi (Zimmerfrei, ndr) e Daniela Cattivelli.
Entrambe le partiture sono semplicissime e anche una descrizione minima costituirebbe uno spoiler, posso dirti che “Skirting” prevede l’uso dei piedi e “In Memorian To George Maciunas #2” l’uso di nebulizzatori.
Contate di far uscire un disco di registrazioni con questo nome?
Ovviamente il pensiero ci ha sfiorati, ma la natura di queste azioni è molto difficile da fermare su di un supporto. Non escludo che succederà, ma neppure che non succeda affatto. Non mi disturba l’idea di un progetto che non ha nessun altro sbocco se non quello della performance, e che in qualche modo rimane nel limbo dell’indocumentabile.
Mark Fell
Sei già passato in Italia in una passata edizione di Flussi ad Avellino. Ora torni a Bologna con “Parallelling”, performance pensata per uno spazio specifico, la Galleriapiù, assieme al danzatore Justin F. Kennedy, e “INTRA”, presso gli spazi dell’Ex GAM. Vuoi anticiparci brevemente di cosa si tratta?
Mark Fell: INTRA si basa su di un sistema di generazione del ritmo, implementato in un computer. Qui i pattern sono composti da quattro livelli o flussi separati ma correlati. Ogni artista ascolta un flusso distinto di pulsazioni e lo segue.
Diverse combinazioni di valori danno luogo a diversi pattern ritmici. INTRA ha dieci variazioni, ciascuna esplora diversi set di parametri e modi di suonare a tempo con essi.
I quattro esecutori suonano quattro metallofoni progettati dal compositore greco Iannis Xenakis. Questi hanno un sistema di accordatura piuttosto insolito, per cui uno stesso blocco produce un tono leggermente diverso su ciascuno strumento.
Alla Ex GAM posizionerò i quattro musicisti e gli strumenti attorno al pubblico. Lo spazio in sé è perfetto per questa configurazione, quindi sono molto ansioso di ascoltare i risultati.
Hai pubblicato per numerose etichette, anche abbastanza diverse tra loro: Line, Editions Mego, Raster-Noton, PAN, Aiku. Riguardo alla tua musica, in che percentuale si può quantificare l’aspetto prettamente umano rispetto a quello tecnologico? Ricordiamo che molte tue opere si basano su algoritmi.
Non mi piace molto la distinzione tra “aspetto umano” e tecnologico. Voglio dire, la maggior parte della musica che riesco a pensare si basa su strumenti tecnici di qualche tipo. Ma per rispondere alla tua domanda, in questi giorni mi sto divertendo a lavorare con suoni, strumenti e artisti non elettronici. Ma non vedo l’ora di trovare il tempo in studio per registrare un po’ di musica elettronica.
Di solito modifichi in qualche maniera le tue performance? Voglio dire, c’è un qualche tipo di preparazione prima di ogni set?
Ogni performance è diversa. In alcuni casi, mi metto all’opera su nuove varianti di vecchi materiali. Ma in altri, già il semplice collocare il lavoro in un contesto diverso lo cambia. In questo i musicisti stanno seguendo delle regole basate su dei sistemi, non su una partitura lineare, quindi il lavoro sarà diverso ogni volta.
Ti confesso che sono rimasto molto colpito dal concept grafico dell’ultimo album di Sandro Mussida, Ventuno Costellazioni Invisibili. Posso approfittare per chiederti com’è nato?
Sono felice di sapere che sia piaciuto, ne sono stato molto contento anche io. Sandro è un mio amico, ci siamo incontrati a Ginevra in uno spettacolo alcuni anni fa. Abbiamo immediatamente riscontrato interessi condivisi nella musica e abbiamo iniziato a lavorare insieme. Quando ho saputo che stava pubblicando un disco, gli ho chiesto se potevo disegnare la copertina. È stato più che felice di lasciarmelo fare.
Ci parli dei tuoi progetti futuri?
Sto lavorando proprio in questo periodo con Sandro a un nuovo progetto a Newcastle (sempre nel Regno Unito) dove stiamo registrando molti esecutori di musica, uno alla volta, per creare simulazioni di suoni d’ambiente. Sta andando davvero bene, così come stanno andando bene altri progetti che ho in cantiere.