LILIUM SOVA, Lost Between Mounts and Dales / Set Adrift in the Flood of People
I Lilium Sova sono un trio ginevrino responsabile di due album molto interessanti in ambito jazzcore-noise, sulla scorta del lavoro di Mats Gustafsson o dei nostri Zu. All’indomani dell’uscita di Epic Morning, nel 2012, il sassofonista e tastierista Michael Brocard è uscito dal gruppo, lasciando sola la rocciosa sezione ritmica formata da Cyril Chal (basso) e Timothée Cervi (batteria) a dover ripensare il suono Liliium Sova.
A volte il cambiamento è l’occasione per evitare di ricalcare vecchi schemi, almeno in parte, e così l’opportunità si materializza nelle sembianze del violoncello e della chitarra di Loïc Blazek. Il terzo disco, che vede quindi la luce dopo quattro anni, è figlio di questo cambiamento. Il lavoro è concettualmente diviso in due parti (da cui il doppio titolo): a una prima (identificata come “valley”) più maestosa e drammatica, caratterizzata da un formidabile suono di basso e da un uso molto interessante del violoncello, fa da contraltare una seconda metà più affilata e schizofrenica, scandita da una chitarra di stampo più chiaramente hardcore, e programmaticamente chiamata “City”.
I nuovi Lilium Sova si allontanano quindi dalle atmosfere free che ne hanno caratterizzato gli esordi, ma suonano ora più compatti, quadrati e potenti, un po’ meno colorati ma forse più incisivi e più inquadrati in un filone hardcore/noise/sludge che richiama di tanto in tanto nomi come Shellac, Converge e Unsane, senza però mai perdere in spontaneità e un certo grado di originalità, cosa per nulla scontata al giorno d’oggi.