LILI REFRAIN, 15/4/2012
Jesi, Reasonanz.
L’idea del concerto-aperitivo della domenica si dimostra ancora una volta vincente e attrae un buon numero di spettatori, convenuti per assistere alla performance (definirlo semplicemente un concerto sarebbe davvero riduttivo) di Lili Refrain, merito anche dei ragazzi del Reasonanz che gestiscono il circolo, con l’energia contagiosa di chi è in primo luogo un amante della buona musica e un musicista. Che Lili sia qualcosa in più del classico sperimentatore dotato di talento si era già intuito, eppure oggi quella sensazione si fa ancora più forte e si comincia a comprendere appieno come dal vivo la cantante/chitarrista riesca a trasmettere al pubblico qualcosa in più, ovverosia un’umanità e una passione travolgenti, di quelle in grado di rendere accessibili e naturali anche gli esperimenti più ostici o le trame più intricate. Accade così che si oscilli di continuo tra lo stupore per l’incredibile tecnica e l’empatia con una Lili sempre desiderosa di coinvolgere il pubblico a renderlo parte di ciò che sta accadendo sul palco. Proprio per questo, in più occasioni, la distanza viene annullata e ci si ritrova con lei a suonare tra i presenti, in gran parte seduti per terra a celebrare un mix tra rituale sciamanico ed happening festoso. Tra brani presi dal primo lavoro autoprodotto e 9 c’è tempo per ascoltare anche qualche anticipo di ciò che conterrà il nuovo album, con tanto di digressioni blues ad arricchire ulteriormente la già poliforme dotazione di bordo della compagna di scorrerie degli Inferno, coi quali ha appena condiviso un lungo tour europeo. Tra momenti sognanti e cascate di note, gorgheggi e virtuosismi alla sei corde, acrobazie vocali e suoni mesmerici nel loro fluire circolare, Lili Refrain ha condotto tutti in un mondo personale, tanto ricco di contrasti marcati quanto di sfumature spesso lievi e apparentemente impalpabili, proprio come le piume del boa nero che finiranno per volteggiare nella sala a fine concerto. Rimane impressa ancora una volta l’incredibile naturalezza con la quale utilizza le sue doti musicali per comunicare con le persone, anziché rinchiudersi in un soliloquio auto-referenziale come troppo spesso accade a chi ha ricevuto in dono tali regali: un approccio senza rete che rende anche le piccole disavventure (vedi la caduta accidentale dell’asta di uno dei microfoni) parte del quadro e non fa che accrescere il feeling con gli astanti. Grandi sorrisi stampati sui volti e chiacchiere rilassate a conclusione di un altro pomeriggio jesino da ricordare.