LIETTERSCHPICH, For Fears [+ full album stream]
D’estate, in città, c’è chi passa fuori anche le ore roventi del pomeriggio, quando in giro non c’è davvero nessuno, senz’alcun apparente motivo. Alla controra c’è sempre qualcuno intorno – ad esempio – alla stazione, che sta sotto il sole gigante come se non esistesse, magari con una bottiglia di qualcosa di caldissimo in mano, vestito a caso come Antonella Clerici, incurante dell’odore di piscio misto afa che stordirebbe anche Gesù Cristo. Quasi sempre ferma un passante casuale, lì per varie sfighe, tipo sigarette finite, spesa d’emergenza, viaggio organizzato alla meno peggio… Quasi sempre dice una frase che lascia quella persona nello sconforto e nel senso di colpa.
Quasi sempre, in quei giorni, nella mia testa suonano i Lietterschpich, una specie di supergruppo estremo israeliano dall’assetto inusuale* che fonde dub, doom e noise, unendo con tratto nervoso Mark Stewart, Scorn, Swans e Wolf Eyes (questi ultimi per quella carica a tratti quasi fumettistica – eppure terribile – che possiedono). Sono passati otto anni dal primo album, sporco e soffocante come questo, senza che abbiano fatto nulla in mezzo. I Cum Blood In The Think Tank !!!!!!!! (sic) era uscito nel 2007 per Tophet Prophet e – ovviamente – per Heart & Crossbone, beccando il bollino d’approvazione da tutta l’intellighenzia in un periodo in cui drone e noise erano à la page e godevano di grossa esposizione mediatica anche all’interno della fetta più aperta mentalmente del circuito del metal estremo. Ricopio Adam Wright, capo della Crucial Blast, gemello perduto Oltreoceano di questi signori (e viceversa), oltre che miglior recensore vivente di roba zozza: This is some of the heaviest, trippiest shit ever, like hearing Throbbing Gristle, Whitehouse, King Tubby, Wolf Eyes, Burmese, Khanate and Sword Heaven all melted down into a bleak, monstrous death dub. Non ho percepito una tangibile evoluzione nel suono di For Fears, forse oggi più macilento e sofferente là dove prima l’aggressività era superiore, visto che sempre intorno a questa formula si gira, anche perché è piuttosto riconoscibile e questo è solamente il secondo disco. La fruizione è sfiancante, ma in senso positivo, perché per determinati ascoltatori il confronto fisico col suono è parte del gioco: le basse frequenze tirano giù lentamente come sabbie mobili, la chitarra trapassa la testa a mo’ di chiodo arrugginito, i colpi di batteria si prendono tutto il tempo necessario per finire sulla nuca, mentre l’effettistica è un neon lampeggiante da attacco epilettico. Sopra questo magma che ribolle al ralenti, la voce: un rantolo o un ringhio tossico che segue l’umore dei pezzi. Ulteriore elemento di suggestione per noi, come logico, è che il gruppo vive in quello Stato e – a occhio e croce – tiene una posizione politicamente scomoda, per cui viene spontaneo pensare a brutti traumi, orrende visioni quotidiane e fare uno più uno riguardo agli incubi che solcano questo vinile.
Dopo tanto tempo, una nuova grande chance per scoperchiare il vaso di Pandora. Adesso esco, devo fare un salto in stazione.
* David Opp (batteria, voce; sua la Heart & Crossbone, lo troviamo anche nel duo Barbara e nel duo Cadaver Eyes), Rani “Zaz Ben Doom” Zager (voce; co-proprietario di Heart & Crossbone, nei Grave In The Sky, nei Poochlatz e nei Vultures), Eran “Zax” Sachs (no-input mixer; solista, con Opp nei Cadaver Eyes, più molti altri progetti), Oz “Leporello Vult” Michaeli (chitarra; nei Vultures), Alma “Lil’ Wolf” Ben-Yoseph (nastri; autrice degli artwork), Aviad “Finkelstein” Albert (processing; lo troviamo da solo e nei TaaPet).
Ringraziamo l’etichetta Nova Romema, per la quale il disco esce il 20 maggio, di averci concesso di ospitare – per un periodo di tempo limitato – tutto il disco in streaming su questa pagina. Buon ascolto.