LIE IN RUINS, Towards Divine Death
Forse Dark Descent è finanziata dal governo finlandese, altrimenti è curiosa questa fissa per quella nazione. Quanto a death metal la tradizione non manca di certo, evidentemente c’è molta fiducia nei gruppi nuovi di quelle parti. I Lie In Ruins sembra che non siano di primissimo pelo, comunque: pare che siano attivi dal 1993 come Dissected, anche se la prima uscita è del 2005 e a nome Lie In Ruins. Cos’hanno fatto per dodici anni? Non si sa, però dal 2005 sono stati abbastanza efficienti e questo è il loro secondo album dopo Swallowed By The Void del 2009 (su Spinefarm, ma ristampato anche dalla greca Nuclear Winter). Fra tutti i gruppi finnici prodotti da Dark Descent, questi sono forse quelli più canonici e meno personali, quantomeno rispetto a Krypts, Lantern e Desolate Shrine (coi quali condividono anche un membro). I Lie in Ruins sono saldamente ancorati all’eurodeath metal dei primissimi anni Novanta: riff e voce dall’oltretomba e con megatoni di riverbero, accordatura sepolcrale, alternanza di parti lente ad altre a tutta velocità. Sono piacevoli, suonano bene – anche se senza acuti – e faranno la felicità degli integralisti di questo suono. La concorrenza è però agguerrita al giorno d’oggi e i Lie In Ruins, nella loro linearità e semplicità, perdono un po’ di posizioni in classifica. Da menzionare la copertina, veramente brutta: ok che lo stile naif ha un gran potere evocativo dei tempi che furono quando le copertine dei demo si facevano con la Bic sui tovaglioli del bar, però qua si eccede un po’ nell’omaggio… Voto: mi chiedo ancora cosa abbiano fatto durante quei dodici anni…