LIBERSKI / YOSHIDA, Troubled Water
Nato dalla collaborazione tra il belga Casimir Liberski (pianista jazz tra i più apprezzati in patria) e il giapponese Tatsuya Yoshida (batterista, compositore e fondatore dei Ruins), Troubled Water è un gioiello free jazz mutante e impetuoso, registrato rigorosamente dal vivo nel 2022 in un piccolo locale di Tokyo e successivamente mixato da James Dellatacoma (dietro suggerimento di John Zorn).
I due musicisti paiono incontenibili nel loro chirurgico improvvisare, affidandosi ad una strumentazione quanto mai essenziale (piano e synth, batteria, percussioni e voce). Al jazz più sperimentale Liberski affianca audaci innesti stilistici, ad esempio i divertiti accenti mozartiani di “Shugendo Jam”, le atmosfere da teatro dell’assurdo di “Plastic Island” e il fosco classicismo di “Dirty Water”. Il synth è per lo più aspro e idiosincratico ma incuriosisce la scelta in “Shark Attack” di emulare i fiati, un uso emersoniano dello strumento che aggiunge una nota di nostalgia alla performance.
Il contrappunto ritmico di Yoshida è impeccabile e non poteva essere diversamente, conoscendo i suoi trascorsi con i Ruins (compresa l’evoluzione solista del progetto). Il suo estro è evidente nel modo in cui le multiformi cellule ritmiche si incastrano nella trama inestricabile di note prodotta da Liberski, fornendo quasi un controcanto percussivo, costellato di inafferabili poliritmi che Yoshida snocciola nella più totale compostezza e naturalezza, come se lo strumento fosse un’estensione del suo stesso corpo (si veda a titolo di esempio Live at WeerkPlatz Walter).
L’artwork (firmato dall’artista belga Pascal Bernier) e i titoli suggeriscono che sia l’oceano la principale fonte d’ispirazione di questo lavoro: un luogo letale per l’uomo (“Shark Attack”) quanto fragile a causa della minaccia antropica (“Climate Changes”, “Plastic Island”), magistralmente evocato nell’elegiaca “Kuroshio Current”, uno straniante canto delle sirene che assume i toni di un’immersione guidata nelle profondità oceaniche.