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LENTO + ORNAMENTS + NUDIST, 7/10/2017

Milano, Cox18. Foto di Antonio Cassella.

A volte il microcosmo dell’underground regala convergenze eccezionali, congiunture favorevoli, allineamenti planetari che, pur dominati esclusivamente dal caso, creano delle situazioni uniche che non possono passare inosservate.

Il COX 18, storico centro sociale milanese, è da decenni un punto di riferimento fondamentale, che ha visto alternarsi sul suo inimitabile palco-nicchia il fior fiore della scena nazionale e internazionale. Non ci sarebbe stato scenario migliore per incorniciare una proposta che lega tre gruppi come i Lento, gli Ornaments e i Nudist.

Nudist

Come da rito, la serata parte tardissimo: i Nudist calcano le scene per primi, proponendo il loro personale post-hardcore. Uno spettacolo essenziale e frontale, senza tempi morti e carico d’intensità, con il trio toscano che mostra una forma invidiabile e non lesina aggressività in nessun frangente dell’esecuzione.

Ornaments

Dopo un breve cambio palco, gli Ornaments iniziano il loro set, costituito quasi interamente da brani tratti dal nuovo album, Drama. La scaletta è ricca e ben strutturata, l’occasione intima e raccolta del COX contribuisce a rendere ancora più diretto il dialogo con il pubblico, che ormai ha riempito lo spazio dell’area concerti. Non un colpo o una nota fuori posto, nessuna sbavatura, solo consapevolezza e passione trasmesse in modo genuino e diretto, senza mai ostentare tecnicismi o avere vane pretese virtuose. Chiude un’esibizione eccellente “Pulse”, l’unico estratto dal primo lavoro, appena in tempo per lasciare il piccolo palco tra gli applausi e cedere la parola agli ospiti principali della serata, i Lento.

Lento

Ebbi l’occasione di vedere il trio romano nella sua attuale formazione circa un anno fa, quando – parole loro – stavano “provando un po’ la resa di alcune nuove idee”, e già all’epoca rimasi decisamente sorpreso dalla ritrovata ferocia che caratterizzava le canzoni inedite. Ora, a distanza di mesi, quelle nuove idee si sono concretizzate egregiamente in Fourth, la loro ultima fatica, che segna indubbiamente una svolta e un nuovo corso compositivo.  La scenografia pensata dal gruppo è ridotta all’osso: solo due piccole luci bianche, puntate l’una contro l’altra, che delimitano il fronte del palco lasciando tutto il resto in penombra.  L’impatto è da subito devastante e dà conferma della pesantezza e della nuova violenza dei nuovi pezzi, e ogni possibile dubbio riguardo l’efficacia della formazione ridotta a soli tre elementi viene immediatamente meno. L’atmosfera è sulfurea, la presenza scenica e interpretativa dei Lento è notevole: sono affiatati come non mai, e l’assenza di un’illuminazione vera e propria contribuisce a rendere l’esperienza ancora più straniante e surreale. I brani scorrono senza soluzione di continuità, carichi di sfuriate ritmiche alternate a passaggi pesanti e claustrofobici, sfociando in un finale svuotato, un cupio dissolvi che va quasi a ristabilire ritualmente un ordine laddove il caos aveva regnato per  tre quarti d’ora.