Léa Roger (Guili Guili Goulag, Félon)
Bruxelles è la città nella quale tutto si fonde: la prima volta che incontrai Léa Roger fu al Barlok più di un anno fa durante il mio tour con DJ Balli. Ora che mi sono trasferito qui, ho avuto l’occasione di ascoltare la sua musica dal vivo, e dopo aver visto la sua prima performance come Félon, sempre al Barlok, ho deciso che sarebbe stato giusto scrivere un articolo sulla sua musica.
Era un lunedì sera, il 5 dicembre. Come al solito al Barlok persone si incontravano, chiacchieravano e bevevano qualche birra. Uno dei tre gruppi previsti per la serata aveva avuto un problema e non ce l’aveva fatta ad arrivare, quindi si trattava solo di Félon e Seabuckthorn (un set per chitarra acustica). Lo show di Léa (Félon) consisteva in un set per arpa preparata, di sicuro uno strumento insolito per questo tipo di situazione, ma non era questa bizzarria a renderlo interessante. L’arpa veniva attraversata da una catena ramificata fra le sue corde, un’associazione visiva e sonora cangiante che sarebbe risultata efficace. Non appena la mano accarezzava le corde, il suono che ne derivava si presentava come una realtà distorta, come se queste fossero state suonate anni fa e ora si manifestassero trascese in questo concerto. Infatti la distorsione e preparazione dell’arpa mi davano la stessa sensazione di quando si sente un vecchio strumento suonato in qualche villaggio in campagna: magari non tutti i suoni sono perfetti, alcune note si “curvano” alla fisicità sempre più malmessa dell’oggetto, ma l’atmosfera è pura, e questo è ciò che Félon stava facendo: un personale concerto folkloristico per tradurre la sua esperienza. Nel corso del set Léa avrebbe poi colpito, accarezzata e si sarebbe relazionata alla sua arpa in molti modi. In assenza di un gruppo di chiusura, i due set precedenti si sarebbero poi uniti per dar vita ad un ultimo assaggio di musica trascendentale per chitarra e arpa.
Dieci giorni dopo, al BRASS, i Guili Guili Goulag avrebbero chiuso il concerto dei The Wild Classical Music Ensemble (in apertura Clément Nourry). Dopo l’esibizione selvaggia e potente del TWCME, la notte si sarebbe fatta più psichedelica, coi GGG a dare tutto e la gente predisposta a ballare: ritmi tribali, appoggiati da una buona base di basso per rinvigorirsi, più i vetrosi esperimenti dell’arpa. Anche in questo caso lo strumento di Léa sarebbe stato percosso con bacchette da batteria e il microfono usato sia come pick up, sia per la voce: un loop di suoni vaporosi ci avrebbe abbandonato in un compendio di noise rock ritmico. Buona la reazione del pubblico, con la sala piena di un energia che i Guili Guili Goulag avrebbero raccolto per trasformarla in un ottimo concerto di rock psichedelico.
Insomma, alla fine ho deciso di rivolgere anche qualche domanda a Léa.
Iniziamo dal nome: Guili Guili Goulag.
Léa Roger: Non c’è una vera e propria spiegazione… abbiamo voluto creare un contrasto fra qualcosa di divertente e qualcosa di terribile: “guili guili” in francese significa solletico.
Nella vostra musica una struttura ritmica ripetitiva aiuta l’arpa a creare delle illusioni sonore nella quali perdersi. Qual è la storia dietro la scelta di questo strumento e come ha reagito con il resto del gruppo?
Io ho iniziato a studiare arpa a sette anni. Sono cresciuta in Bretagna dove ho frequentato una scuola di musica per arpa celtica, oltre al conservatorio. Dopo i miei studi non sono riuscita a trovare nulla che mi interessasse davvero con questo strumento. Volevo sperimentare e suonare stili differenti ma non riuscivo a trovare un modo adeguato per farlo… ho quindi smesso di suonare per tre anni, fino a quando non ho incontrato Mathieu (batteria). L’arpa non è stata una decisione per la band. A quel tempo io e Mathieu vivevamo a Parigi e frequentavamo la stessa scena di musica elettronica. Lui non sapeva che io suonassi l’arpa, ma quando lo scoprì ne fu entusiasta e iniziammo a suonare insieme.
Come ho detto, non ero molto felice di ciò che avevo conquistato con questo strumento durante i miei studi, ma suonare con Mathieu ha creato un dipendenza che si è riversata in vesciche su tutte le mani. Iniziammo con del free jazz, avevamo voglia solo di suonare con potenza e non avevamo idea di cosa potesse scaturirne. Io in particolare non avevo idea di cosa potesse fare l’arpa, quindi feci degli esperimenti e improvvisai. Stavo semplicemente spostando il limite dello strumento un po’ più in là per vedere quali fossero le altre sue potenzialità. Poco dopo altre persone si unirono a noi, Rozette, una cantante che ha collaborato per il primo ep, e Hubert l’attuale bassista, che è anche un ingegnere del suono e ha migliorato la qualità sonora generale dell’arpa, inclusi dei problemi con i feedback.
I Guili Guili Goulag sono devoti alla creazione del suono, umori, pattern e strutturare questi elementi insieme. Non creiamo mai le nostre canzoni su idee preesistenti.
I vostri ep e lp sono prodotti da svariate etichette, in piena attitudine punk, e infatti alcune di queste, penso ad esempio alla Vollmer, sono dedicate a suoni più estremi, qual è la vostra relazione con la cultura punk?
Uno di noi a Parigi viveva in uno squat e suonava in un gruppo punk, quindi questo può essere un link. In ogni caso noi non siamo punk (ma amiamo e supportiamo la scena), visto che non abbiamo nessun stendardo politico… a meno che non si consideri il nostro suono grezzo, le sperimentazioni e la curiosità musicale come politica (noi pensiamo che lo sia). Aggiungerei anche che noi siamo coinvolti nella scena alternativa, suoniamo quasi dappertutto, e abbiamo un’attitudine DIY.
Cosa rappresenta Bruxelles per i GGG?
Ognuno di noi ha un diverso legame con la città. Io, Léa, penso a Bruxelles come una città molto accogliente, e per la band è stato fantastico fermarsi qui, perché è facile trovare uno spazio e delle venues per provare e suonare. A Parigi tutto ciò è molto complicato. Inoltre, qui ci sono un’infinità di diverse band che provengono da diversi background, queste fusioni sono qualcosa di molto tipico di Bruxelles ed estremamente arricchenti.
Perché hai deciso di esplorare la musica con una one man band (Félon)?
Ho deciso di suonare da sola con Félon perché volevo sentirmi più a mio agio con quello che faccio. È bellissimo per me suonare in una band, ma non posso usare tutti i suoni che voglio, per esempio i volumi alti degli altri strumenti potrebbero essere un problema. Lavoro molto con suoni meno rumorosi e ciò ha bisogno di essere separato da qualsiasi altra cosa per essere ben espresso. Inoltre avevo voglia di sperimentare da sola, basandomi su dei piccoli temi che sviluppo nel tempo.
Quali sono le differenze fra il modo in cui suoni l’arpa in Félon e GGG? Ho notato una catena fra le corde e un’attitudine più melodica.
Félon è un modo diverso di approcciarsi allo strumento, mi baso sull’improvvisazione e il sound design. Coi GGG i miei suoni devono incastrarsi con quelli degli altri strumenti (basso e batteria). In Félon è differente, sono sola e sto più attenta alle micro-variazioni nel suono. È vicino all’approccio minimalista, cerco il movimento nel ritmo e nel beat.
Sto creando suoni e il processo della creazione è anch’esso parte della musica, esattamente come con l’improvvisazione musicale. È un progetto nuovo, i miei live durano più o meno 25 minuti durante i quali cerco di creare un folklore immaginario, o una sorta di musica tradizionale sperimentale non-idiomatica. Sono anche influenzata da compositori minimalisti come Terry Riley o Pauline Oliveros e molti altri vecchi musicisti tradizionali da diverse parti del mondo.
Com’è nato Barlok e come si è evoluto? Com’è diventato un posto così malleabile?
C’erano diverse associazioni a Bruxelles (venues, gallerie d’arte…) che hanno chiuso tutte insieme. Un nostro amico, Stephane, è riuscito ad ottenere un’autorizzazione per occupare questo grande magazzino e unire queste associazioni. Lo scopo del progetto era quello di creare un luogo dedicato alla sperimentazione in tutte le forme, volevamo un posto nel quale diversi tipi di musica e arti potessero reagire.
Cosa sta succedendo ora con Barlok?
Sapevamo fin dal principio che il progetto era destinato a sciogliersi e che gli edifici (Barlok, Magasin 4 and Allée du Kaai) sarebbero stati distrutti nel 2018… Nel frattempo noi siamo contenti di aver avuto un posto dove abbiamo potuto fare ciò che volevamo e organizzare feste, concerti e mostre. Penso che in una società consumista come la nostra sia importante preservare questi spazi che sono testimoni di un modo alternativo di fare arte, musica ed eventi a loro correlati.
Quali sono, secondo voi, le migliori band di Bruxelles in questo momento?
Why the Eye, Accou, Facteur Cheval, Rraouhhh, Carrageenan, Lemons, Vitas Guerulaitis, Bear Bones Lay Low, Tav Exotic, Pizza Noise Mafia, Mon Alberteen, Exoterrism, Yersinia Pestis.