LE REX, Escape Of The Fire Ants
Il continente Cuneiform germina ancora prodigi. Un altro solco, un altro sentiero di sperimentazione apre nuove evoluzioni possibili per un panorama che unisce Europa e Stati Uniti sotto l’unico, mirabolante e bizzarro cappello del progetto della band svizzera Le Rex.
Escape Of The Fire Ants è il quarto lavoro del gruppo, edito dalla Cuneiform questo aprile. Perfettamente in linea con gli stilemi propri etichetta newyorkese, questo disco presenta un’ibridazione continua. Il gusto spiccato per le atmosfere della tradizione Jazz dei grandi ensemble di ottoni di Chicago o New Orleans s’innesta su delle suggestioni mitteleuropee più instabili e marcatamente espressioniste.
Una line-up molto caratterizzante, composta dal sassofonista di origine tedesca Benedikt Reising, Marc Stucki al sax tenore, il trombonista Andreas Tschopp, lo straordinario tubista Marc Unternährer e il batterista Rico Baumann, consente la realizzazione di texture melodiche composite, a volte ardite o schizofreniche. Ghirigori continui si sovrappongono incessantemente costruendo una narrazione talvolta ironica, ludica, che ha sempre un retrogusto amaro e inquieto.
Le Rex compone visioni apparentemente limpide, cristalline che descrivono paesaggi sonori che però nascondono sotto la superficie sottile ma evidente irrequietezza: tracce come “Funding” o “Gow” fanno riaffiorare le lucide follie dei Talking Heads. Il pezzo che apre e dà il titolo all’album è una visione storta, caustica, di una fuga durante la quale momenti di ostinate e angosciose ripetizioni melodiche si alternano a riposi, pause rasserenanti. Un filare di formiche isteriche che corrono lontano dal pericolo. Il potere immaginifico del brano è davvero forte: la scansione ritmica alternata accoglie un brulicare nervoso di fiati che si producono in una sorta di inseguimento dal sapore poliziesco. Davvero notevole la capacità di costruzione di suoni simbolici e quasi onomatopeici. Il loro incedere ossessivo sfocia in soli liberatori ma molto ben calibrati.
L’ironia disordinata della fanfara, sempre molto presente ed evidente in tutte le tracce, ricorda molto da vicino le atmosfere delle performance di strada, con tutto l’armamentario di giochi, sberleffi, provocazioni e l’indubbia capacità di coinvolgere il pubblico, sia pedonale sia quello colto da divano.
Le Rex è una brass band ridotta ai minimi termini che con questo ultimo passaggio discografico conferma la sua vocazione al miscuglio propiziatorio. Dalla mescolanza continua di ironia, lirismo, tradizione jazzistica e funambolismo circense riesce a realizzare intense passeggiate emozionali tutte da seguire.