LE GRAND LUNAIRE, Le Grand Lunaire
Le Grand Lunaire esce per la valorosa etichetta Folderol del produttore Marco Contini. Si tratta dell’esordio sulla lunga distanza di un’accoppiata di esperti ed avventurosi musicisti romani: Adriano Lanzi, polistrumentista e performer elettronico (recentemente in concerto insieme a sua maestà Amy Denio a Roma), e Paolo Di Cioccio, oboista, didatta al Consevatorio Respighi di Latina, virtuoso del theremin.
Da questa inedita collaborazione nascono 40 minuti di composizioni strutturate in odor di Third Ear Band e brevi set d’improvvisazione che coniugano i magistrali assolo di Paolo Di Cioccio all’oboe con il magma sonoro elettronico che fa di Adriano Lanzi una sorta di novello Fred Frith in stato di grazia. Se non suonasse antipatico, diremmo che questa è musica per raffinati intenditori, i riferimenti ai King Crimson di Island o ai già citati Third Ear Band o ancora Henry Cow in realtà sono una mia scorciatoia e non rendono merito all’originalità del progetto. D’altra parte il dna di musicisti dalla storia lunga e creativa come quella dei nostri due lunatici è inevitabilmente intriso da quegli ascolti e all’attacco di “Wilusa”, che apre il cd, il fascino di quel suono aereo, profondo, incanta come fosse la prima volta che ascoltiamo l’intreccio melodico di un oboe e di una chitarra elettrica in pieno interplay armonico. Successivamente arrivano “Usher’s Aenigma” (il fantasma di Edgar Allan Poe, confermiamo, aleggia da queste parti) e “Caddos Birdes”, e qui, sì, sembra di scoprire una doppia ghost-track da Island, il capolavoro che chiudeva la prima stagione alla corte di Re Fripp ed è, beninteso, una meraviglia! A seguire, in “Confessions Of A Bear Tamer”, Le Grand Lunaire improvvisa una sorta di paso-doble incalzante fra loop, chitarre, theremin e oboe. Con “To Wonder At The Unfailing Stars e “The Dusky Song” sogniamo ad occhi aperti quando delle fantasmatiche voci femminili ci proiettano in uno score alternativo a quello originale di “Rosemary’s Baby”… dunque rilassarsi ma non troppo con Lanzi e Di Cioccio, sarà l’effetto theremin? Non a caso dopo tocca al delirio di “Misty Mountain Hula Hoop”, acido ed ostinato nel riff di chitarra e con l’oboe che s’insinua tramite un solo allucinato. “Minotaur, Waiting” è un’improvvisazione d’attesa certo per far fuori il suddetto Minotauro e “Vortex” un altro bel dialogo psichedelico fra oboe e chitarra (anzi varie chitarre, Lanzi è imprevedibile e conosce bene i “trucchi” per far drizzare le orecchie agli ascoltatori più esigenti). Arrivano “Frost” e “Ouija (Out Of An Old box)” che sembrano immerse in una suggestione post-impressionista, un ambiente sonoro cameristico ma sempre bello allucinato, e qui siamo dalle parti di Argento Dario. “Conflict Any Minute” è esattamente quel che dice il titolo, cioè nervosa e frenetica. Al dunque potevano chiudere l’album proprio col riff assassino di “Conflict”, ma no: con un vezzo molto avant-garde Le Grand Lunaire vanno a concludere con l’improvvisazione intangibile di “Intagible But Present (Cathedral In The Aether)”. Inguaribili flaneurs. Voto 8.