LE FORBICI DI MANITÙ, GPS / GaPS
Edizione limitata a 300 copie per questo 12” che vede protagonista l’ensemble Le Forbici Di Manitù, collettivo musicale composto principalmente, ma non essenzialmente, da Vittore Baroni (che ricordiamo essere uno dei promotori del progetto Luther Blissett) e il polistrumentista Manitù Rossi; quest’ultimo, unico membro fisso del gruppo dagli esordi nel 1983 fino a questa proposta audio prodotta per l’associazione culturale BAU – Contenitore di Cultura Contemporanea.
Le Forbici Di Manitù sono da sempre un progetto dalle molteplici influenze musicali e artistiche: rispetto alla prima tape dalla congestione “gristleiana”, Saliva Calda, e in confronto all’electro new wave di Infanzia Di M e alle esperienze più “progressive” della colonna sonora Terrore Nello Spazio dell’omonimo film, questa raccolta consegna all’ascoltatore un ennesimo, buon esempio di destrezza “taglia e cuci”, tipico del gruppo, in un elogio del citazionismo.
Questa volta Le Forbici si avventurano nell’ambiente dada-situazionista della mail art, cioè tutto quel movimento artistico che funziona con l’interscambio di opere in piccolo formato per mezzo postale: si spazia dalla musica elettroacustica alla psichedelia futurista dal taglio elettronico.
GPS / GaPS è un lavoro molto piacevole da ascoltare, caratterizzato da una sorta di “easy-listening progressivo” essenziale e particolarmente curato.
Sul lato A del disco, con la lullaby “GPS – Gigantic Paradigm Shift”, affrontiamo un viaggio che vuole essere un modo per comprendere il significato di libertà. La voce che ci guida allo spostamento ci somministra volontà di rottura di schemi e ideologie comuni, senza mai scadere in velleità rivoluzionarie. Ad accompagnare testi, melodie ed elettronica, le distensive strutture ondulate di flauto e metallofono di Gabriella Marconi, terzo elemento, che dilatano maggiormente la percezione dei tempi di riproduzione.
La traccia “GaPS – Global Art Participation System”, incisa sul secondo lato, è un’appariscente e a suo modo ordinata “confusione sonora” che raccoglie tutta una serie di produzioni artistiche underground internazionali degli ultimi cento anni; basta avviare il tutto per percepire da subito il mantra alfabetico di “A Concise British Alphabet” (Soft Machine), la digitazione ossessiva dei calcolatori nello stile de “In Memoriam To Adriano Olivetti” (George Maciunas), ma anche la sperimentale strizzata d’occhio verso composizioni come “Catastronics” (Monty Cantsin / Istvan Kantor), che nell’insieme del suono innesca spesso rimandi kraftwerkiani. Questi solo alcuni dei molteplici riferimenti con cui Manitù e Baroni lasciano decrittare il loro background.
GPS / GaPS è nel complesso una sorta di “morbida attività di decostruzione vocale” sotto forma di prosa. Vi è solo in parte il susseguirsi di una sequenza metrica sonora, cosa che non avviene invece per le parti vocali. In generale si percepisce l’esperienza dei membri maturata nel tempo, ma senza necessitare di stringenti regole accademiche. Viene comunque confermata la capacità del gruppo di avvalersi ancora una volta della propria distintiva attitudine musicale multi-genere. Il messaggio è chiaro: “abbiamo la tecnologia per orientarci, ma perdersi è meglio”.
Il disco è riprodotto su vinile trasparente con le illustrazioni di Emanuela Biancuzzi, disponibile in 180 copie come allegato alla rivista BAU 14, le altre 120 sono reperibili tramite l’etichetta Sussidiaria via Bandcamp.